Trekking a Monte Scuderi del 23 marzo 2025.Appuntamento alle 8,00 all’Immacolata. Presenti: Marcello Aricò, Antonio Zampaglione , Carmelo Geraci, Alberto Borgia, Rosario Sardella, Stefania Davì, Serena Policastro, Francesco Policastro e la sua ragazza Andrea Golzi, Tonino Seminerio, Francesco Briguglio, Giuseppe Spanò. Dopo l’arrivo di Giuseppe formati gli equipaggi e partiti alle 8,15.Alle 8,40 arrivo al bar Ausilia e sosta di circa 15 minuti per fare colazione.Risaliti in macchina ci siamo diretti a Itala superiore.Superato il cimitero, seguendo le indicazioni stradali, abbiamo proseguito per circa 10 chilometri sulla strada male asfaltata fino ad arrivare all’ inizio della sterrata dove abbiamo parcheggiato alle 9,45 in uno slargo in località Culma Caravaggi. Partenza per la destinazione , non visibile a causa delle nuvole basse, proseguendo in un nebbione sempre più fitto che in certi tratti limitava la visibilità a poche decine di metri e non faceva vedere nulla del panorama circostante. Il vento non era particolarmente forte, nonostante le previsioni , ma una elevata umidità in poco tempo ha inzuppato i capelli e ricoperto i maglioni di una specie di rugiada. La strada è a tornanti in costante salita, con pendenza contenuta tra l’otto e il dodici percento.Dopo circa un’ora e dieci minuti siamo arrivati al punto panoramico di Puntale Crimastò, dove si trova un largo spazio recintato e una postazione con le parallele per fare training, che insieme ad altre precedentemente incontrate per strada, visto i luoghi dove sono posizionate, è sicuramente un appalto per sprecare denaro pubblico.La nebbia non permetteva la vista di nulla e sembrava di essere immersi in un mare di panna, ma al ritorno, con la visibilità ripristinata, ci siamo fermati per apprezzare il panorama che si godeva.Dopo cinque minuti, alle 11,00 circa, siamo arrivati a Portella Salice a quota 1005 , a 3,5 chilometri dalla partenza. Qui un grande cartello del Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e Territoriale evidenzia i sentieri ricadenti nella riserva orientata di Fiumedinisi e Monte Scuderi, istituita nel 1998 per preservare la pregiata flora e la fauna locali a rischio estinzione, in cui ci troviamo. I cartelli del CAI posizionati sui pali infissi indicano la direzione e i tempi per raggiungere le varie mete: Monte Scuderi 1,30 ore, Altolia 3 ore, Sentiero 116 1,45 ore, Rifugio Mandrazza 35 minuti, Case Vernia 1,0 ora, Itala 1,50 ore ,Fossa ‘a Lupa dieci minuti,Puntale Cimmerio 20 minuti, Sentiero 101 mezz’ora. Ripreso il cammino, dopo circa duecento metri, siamo arrivati ad un piccolo abbeveratoio con una fontana alimentata da una sorgente che sgorga tra i cespugli di capelvenere all’interno di una grotticella scavata nella parete sovrastante. La targa identificativa, posizionata sulla vasca, era stata rotta da vandali per cui non è stato possibile sapere come si chiama. Alle 11,17, dopo un ampio tornante, abbiamo raggiunto la località Fossa ‘a Lupa, a quota 1020 metri, segnalata da un cartello. Nelle adiacenze ci sono i muri perimetrali di una costruzione ridotta a rudere e nel pianoro sottostante, tra la nebbia, si scorgeva una superficie orizzontale che abbiamo scambiato per il tetto di una casa, mentre in effetti, quando al ritorno la visibilità era normale, ci siamo accorti che si trattava del ripiano di un lungo tavolo.Alle 11,28 siamo arrivati alla fossa della neve, una delle tante disseminate in questa zona e in altri punti dei Peloritani. Si tratta di ampie e profonde buche a pianta quadrata o circolare, rivestite di pietre a secco, utilizzate dai cosiddetti nivaroli fino a metá del secolo scorso per produrre e conservare il ghiaccio. I nivaroli raccoglievano la neve caduta in inverno e la pestavano e compattavano in modo da formare una grande massa di ghiaccio che veniva coperta da uno spesso strato di foglie di felce e terra in modo da potersi conservare fino ai mesi estivi.In questa stagione i nivaroli andavano a prelevarlo tagliandolo a blocchi a forma di parallelepipedo , lo avvolgevano in teli di juta e lo trasportavano a valle per venderlo.Carmelo ricorda che, quando era piccolo, questo ghiaccio era usato nella ghiacciaia di casa ( un mobiletto in legno con un vano rivestito di lamierino di zinco, con un foro per fare defluire l’acqua) per conservare al fresco gli alimenti.Dopo qualche centinaio di metri la comoda strada si restringe e diventa un sentiero sempre più impervio, con il fondo irregolare in parte a scaloni e ciottoli e con il tratto finale parzialmente scavato sul fianco della montagna e indicato approssimativamente solo con qualche sbiadito segnale bianco e rosso del CAI.Intorno alle 12,00 abbiamo affrontato le ultime centinaia di metri arrampicandoci letteralmente e superando tratti con pendenze intorno al 25 percento Finalmente, sempre immersi nella nebbia, siamo arrivati ad un picchetto che segna l’inizio del pianoro e alle 12,25 , a sei chilometri da Culma Caravaggi, abbiamo raggiunto la croce in legno con vicina una panchetta in legno dove qualcuno ne ha approfittato per fare un veloce spuntino.Scattate le inevitabili foto siamo andati a zonzo a cercare la famosa grotta che, secondo Marcello e Tonino che l’hanno vista è identificabile per la presenza di numerosi santini in prossimità dell’entrata.Alberto, in una fenditura distante meno di cento metri dalla croce in direzione est, ha trovato una grotta che ha percorso per una decina di metri senza peraltro trovare nessun segno identificativo.Visto il perdurare della nebbia abbiamo deciso di ridiscendere per trovare un luogo riparato per pranzare, ma alle 13,00 in punto , come preannunciato da Ciccio, le nuvole hanno improvvisamente iniziato a diradarsi ed è uscito il tanto agognato sole, salutato dai nostri applausi. Siamo tornati indietro e abbiamo raggiunto il cippo improvvisato che identifica la cima più alta di Monte Scuderi a 1253 metri, distante solo un centinaio di metri dalla croce, ma prima invisibile nel mare di nuvole. Trovato un punto riparato , intorno alle 13,10 ci siamo fermati a pranzare. Un nutrito gruppo del CAI di Catania, composto da quasi trenta escursionisti provenienti dalla Santissima ci ha raggiunto mentre mangiavamo e Marcello, che aveva appena finito di distribuire le spille a tutti noi, ha regalato
Preescursione del 22 marzo 2025
Preescursione a Monte Ciccia del 22 marzo 2025Appuntamento all’edicola di via Palermo alle 8,00 con Antonio Zampaglione e Caterina Iofrida e partenza. Arrivo a San Michele e al Pisciotto dove abbiamo parcheggiato la macchina e alle 8,15 ci siamo messi in marcia risalendo per un brevissimo tratto il torrente fino a immetterci sulla trazzera comunale per Portella Castanea, che, superata la fontana sulla curva , nella parte iniziale, è, ridotta ad una traccia tra la vegetazione infestante.Dopo un centinaio di metri, dove il muro di contenimento è crollato insieme alla strada , bisogna arrampicarsi sul terreno scosceso per una decina di metri. Successivamente il fondo è malmesso perché non è stato ripristinato dopo i lavori eseguiti in passato per la posa di tubazioni, ma è percorribile senza problemi. La linea telefonica, in più punti , è al livello della strada in quanto numerosi pali di sostegno sono crollati a causa degli incendi che nelle ultime estati sono divampati nella valle distruggendo anche i pochi alberi rimasti di cui restano i tronchi carbonizzati. Superati i bunker che ci sono nella parte alta della trazzera siamo arrivati a Portella Castanea alle 8,55, a poco più di un chilometro dalla partenza. Il percorso, anche se breve, richiede un mini di allenamento perché la pendenza in brevi tratti raggiunge anche il 16 percento. Vento forte e fastidioso che non accennava a calare. Durante la successiva salita per Monte Ciccia, dopo Monte Ciaramellaro, ha telefonato Tonino Seminerio che era partito dal viale della Libertà e , percorrendo la strada da Ciaramita, ci aspettava all’incrocio sotto l’ultima rampa.Alle 9,30 ci siamo incontrati e mentre Antonio e Caterina si sono fermati a prendere fiato, lui ed io abbiamo proseguito per l’ultimo tratto di un centinaio di metri e alle 9,35 siamo arrivati sotto il traliccio di Monte Ciccia, a quota 608 m.s.l.m., a 2,62 chilometri dalla partenza. Cielo coperto e vento molto forte che rendeva difficoltoso anche l’uso del telefonino per scattare foto del sempre suggestivo panorama del porto e dello Stretto.Ripresa la discesa e arrivati alla deviazione abbiamo scambiato le destinazioni finali : noi abbiamo proseguito in direzione Ciaramita e Tonino verso Portella Castanea e il Pisciotto.Discesa sulla larga e comoda strada della Forestale che nel primo trattocosteggia Monte Tidora. Alle 10,25 a 5,11 chilometri dalla partenza, dopo un tornante che supera il ramo iniziale del torrente Ciaramita, si incrocia a destra , nei pressi di una curva, un sentiero in salita tra gli alberi che, secondo la cartina, dovrebbe arrivare al torrente San Michele. Alberto l’ha percorso per circa cinquanta metri , ma si incontrano quasi subito degli alberi crollati che ostacolano il cammino. Potrebbe essere interessante verificare la percorribilità fino alla fine in modo da poter realizzare un giro ad anello.Alle 10,34 , a 5,5 chilometri dalla partenza, siamo arrivati al bivio con la strada che, a destra, conduce al Forte San Jachiddu . Proseguendo a sinistra lungo la strada che costeggia l’alveo del torrente, poco dopo aver superato il cancello della Forestale passando dallo scavalco sulla recinzione, su un terrazzamento sul lato sinistro, all’altezza di un muro di contenimento del costone realizzato a regola d’arte con mattoni e grosse pietre, coltivato ad agrumeto, ma evidentemente abbandonato , abbiamo raccolto dei dolci mandarini , anche se un poco asciutti. Dopo aver superato alcune serre abbandonate e la località case Fornace, alle 11,10, a 7 chilometri dalla partenza, siamo arrivati alla nostra meta sulla strada asfaltata all’incrocio con via Sofia Idelson dove iniziano i palazzi e il torrente è irreggimentato.Dopo una ventina di minuti è arrivato Carmelo, a cui avevamo telefonato durante la salita per Monte Ciccia che, con molta disponibilità, ci ha accompagnati a riprendere la macchina al Pisciotto per tornare in città.
Trekking notturno del 21 marzo 2025
Trekking notturno al vivaio Crupi del 21 marzo 2025.Appuntamento alle 20,00 all’Immacolata. Presenti: Marcello Aricò, Carmelo Geraci, Sebastiano Occhino, Giuseppe Finanze, Ciccio Briguglio, Giovanni Barbaro, Maurizio Inglese, Filippo Cavallaro, Rosario Sardella, Alberto Borgia e tre ospiti, Eleonora Sardella con la sua cagna Lola, Martina Bruno e Matteo Lorefice.Formazione degli equipaggi e partenza. Arrivo alla sbarra del passaggio a livello, alla curva a sinistra sulla SS 113, dopo circa un chilometro dall’Istituto Neurolesi, alle 20,30. Iniziato il cammino sulla larga pista di servizio, abbandonata dopo un centinaio di metri per imboccare, a destra, un sentiero, inizialmente piuttosto ripido, dall’alto Filippo si accorge che conviene sistemare meglio la macchina parcheggiata per cui torna indietro e la sposta. Il sentiero passa nel bosco e si congiunge al percorso dell’ABC proveniente, da destra da forte Ferraro.Seguendo il tratto di sinistra, e superata l’area attrezzata, si arriva alla strada proveniente dall’ex colonia Principe di Piemonte.Continuando in discesa verso sinistra, alle 9, 20 siamo arrivati alla chiesa della Madunnuzza a 1, 160 chilometri dalla partenza.Il piccolo santuario è stato costruito nel 1911 dai fedeli di Camaro e dedicato a Maria S.S. Addolorata. La ricorrenza è celebrata la terza domenica del mese di settembre e prevede una processione che si conclude alla vecchia colonia dove la Madonna viene accolta da salve di spari di cacciatori, per tale motivo la festa viene anche chiamata “festa dei cacciatori “.La parrocchia di Camaro è dedicata anche ai Cavalieri dell’ordine militare di San Giacomo, gli stessi di sant’Jago a Compostella, che hanno nel loro stemma la spada con impugnatura in alto come croce.La zona è molto frequentata, soprattutto nel periodo estivo, il maggior pregio è costituito principalmente dalla copertura vegetale formata in prevalenza da roverella, pini e castagneti affiancati da macchia mediterranea con Cisto ed Erica arborea. La zona è confinante con la Foresta vecchia di Camaro, un bosco naturale sicuramente il più antico di tutto il complesso montuoso e costituito prevalentemente da querce, castagni e roverelle.Preso posto ai tavoli per consumare la cena al sacco. Il fastidioso e freddo vento che ha soffiato sin dalla partenza, ci ha costretti a rimetterci in marcia dopo una ventina di minuti e alle 21,50 abbiamo superato il cancello che chiude la strada per il vivaio Crupi incamminandoci sulla larga strada di servizio abbiamo apprezzato, tra gli alberi, la vista dello Stretto e della costa calabrese illuminata come un presepe e dopo meno di mezz’ora siamo arrivati, alle 22,15, all’edificio a due piani dove sono gettati alla rinfusa, in completo stato di abbandono e degrado una gran quantità di faldoni contenenti documenti relativi alla attività della Forestale dello scorso secolo e centinaia di copie di pubblicazioni su Messina. Dopo una decina di minuti, alle 22, 27, abbiamo oltrepassato il cancello di accesso al vivaio dalla parte della statale e poco dopo abbiamo raggiunto la sbarra del passaggio a livello e le macchine con cui siamo tornati in città intorno alle 23,00. Percorso complessivo dell’anello circa 3,5 chilometri.
Festa di Primavera . – Assemblea ordinaria
Assemble ordinaria dei Soci della Re Colapesce che si sposa con una conviviale al Forte San Jachiddu. nella giornata del 6 Aprile. I soci dopo l’accoglienza faranno una piccola escursione nei dintorni del Forte e poi il pranzo conviviale con ceci e finocchietto selvatico e vino, e tutto cio che ogni partecipante metterà a disposizione della Comunità. Dopo pranzo relazione del Presidente; Bilancio Consuntivo 2024: Elezioni del nuovoConsiglio Direttivo; Idee per il secondo trimestre 2025. Ore 17.00 tutti a casa,
Tour di Mammola – 12.04.25
Nuovo tour nel paese del Pescestocco con visita al museo di Arte Moderna il ” MUSABA”. Partenza con la Caronte delle ore 8,00 alla volta di Mammola. Intorno alla 10,00 visita al Museo, ingresso 10,00 euro. Poi visita al borgo di Mammola con la pro loco locale e possibilità di vedere all’opera artigiani dello Stocco. Alle ore 13.30 ristorante per assaggiare le prelibatezze a base di pescestocco. Alle ore 16,00 alla volta di Messina con possibilità di una piccola escursione in qualche sito calabrese.
Happy Recola – 9 Aprile 25 – Il Crocifisso ritrovato
Una storia avvincente uscita dalla creatività del più grande dei registi: Dio. Per intuirne il mistero, è necessaria una sola cosa: la fede. Stella ripercorrerà le varie fasi di una rivelazione privata ancora non conclusa. Ripercorrerà la storia con fatti, personaggi e vicende storiche. Un Crocifisso vecchio di 4 secoli dalla storia tortuosa, ritrovato e… volutamente ignorato!
Escursione a Pezzolo del 16 marzo 2025
Escursione a Pezzolo del 16 marzo 2025 alla scoperta delle piante alimurgiche.Appuntamento alle 8,15 all’Immacolata. Presenti: Marcello Aricò, Carmelo Geraci,Francesco Pagano, Ciccio Briguglio, Manuela Scarcella, Maurizio Inglese, Rosario Sardella, Stefania Davì, Serena Policastro, Katia Tribulato, Giuseppe Spanò , Katia Parisi, Caterina Iofrida, Antonio Zampaglione, Alberto Arena, Letizia Inferrera, Mike Sfravara, Antonella Zangla, Gabriella Panarello, Giovanna Mangano, Placido Cucinotta, Tindari Ceraolo, Franca Esposito, Alberto Borgia,Angela Giuffrida,Anna Costalunga N.E., Mimmo Delia N.E., Anna Scannapieco N.E. Romina Mondello,Irene Crisafulli e due ospiti. Formazione degli equipaggi e partenza alle 8,25. Arrivo al capolinea dell’autobus a Pezzolo alle 9,05 dove ci aspettava Giuseppe Spuria insieme ad altri tre ragazzi del loro gruppo.Arrivo di Pinella Dini, Tuccio Novella, Maria De Carlo , Teresa Olivieri e altri due esterni. Poco dopo è arrivato il professore Girasella, simpatico e preparato cittadino di Pezzolo, che abbiamo conosciuto nella escursione al ponte Bettaci del 15 dicembre 2024, che anche oggi ci ha fatto da guida. Lungo la strada per arrivare alla chiesa madre il professore Girasella ha spiegato nuovamente in che modo veniva prodotta la calce che serviva , mischiata alla sabbia e all’acqua, a preparare la malta. Si partiva dalle grandi rocce di carbonato di calcio presentiin abbondanza nella zona, frantumate con l’impiego di cariche di dinamite o polvere da sparo, inserita in fori, lunghi un metro, praticati con lunghi scalpelli battuti a colpi di mazza. I massi ottenuti a seguito dell’esplosione venivano spaccati a pezzi relativamente piccoli ( le pietre arrivavano a pesare anche 90 chili) con una mazza da 14 chili e venivano messe nella ” caccara” in modo da formare una cupola e poi ricoperte da pietre di piccola pezzatura, mattoni e tegole. Su questa base si disponevano 120 fascine di legno povero, per un peso complessivo di quasi dieci tonnellate, a cui veniva dato fuoco. La combustione durava 24 ore e alla fine si otteneva ossido di calcio puro ( cauci in petra) che, mescolata alla sabbia e all’acqua diventava una ottima malta utilizzata per cementare i mattoni.Arrivati lla chiesa madre abbiamo preso posto sui gradini del sagrato per ascoltare le spiegazioni del professore sulle erbe selvatiche che aveva raccolto e sistemate su un tavolino. Ma prima di iniziare ha raccontato diversi episodi legati alla storia quotidiana del paese iniziando a parlare del palmento le cui mura si affacciano sul sagrato. Il palmento era ancora in funzione negli anni sessanta del secolo scorso e il Professore ci andava a pigiare l’uva. La fossa aveva una profondità di 2,8 metri e un diametro di 3,0 e si riempiva diverse volte nel corso dell’anno. Gli addetti prendevano il mosto con la quartara da 11 litri e quando si arrivava ad un certo livello dentro la fossa scendeva un uomo nudo che riempiva la quartara e la porgeva a quello di sopra . A Pezzolo c’erano 11 palmenti per lavorare l’uva prodotta su 150 ettari di vigneti. Al tempo a Pezzolo c’erano circa 1300 abitanti, quando il professore è andato via ce n’erano 900 e c’erano circa 50 ettari coltivati ad agrumeto in una zona terrazzata dove l’armacia era alta tre metri e la rasola era di un metro e mezzo.I braccianti, con un carico di 50 chili di limoni sulle spalle faticavano come muli e fino agli anni sessanta erano l’unico mezzo di trasporto esistente. In queste condizioni la vita media era bassissima , da uno studio dei registri il professore ha rilevato che dal 1892 al 1932 ci furono 800 morti, di cui 491 bambini che morivano principalmente di polmonite o intossicati dall’amido dal ” pappacino”, un sacchetto di tela in cui veniva messa della mollica. Il liquido che filtrava era dato come alimento ai bambini di pochi mesi quando la madre era senza latte. Il pappacino si utilizzò fino agli anni 40.Un’altra pratica usata era il decotto di prezzemolo, il timovo, ingerito dalle donne per abortire e che spesso provocava un ritardo mentale nei bambini che riuscivano a nascere.Nella chiesa c’è un bellissimo altare caginesco in pietra di carrara e, a destra, una statua della Madonna di Loreto. Entrando, sulla destra, c’è una originale acquasantiera di forma ottagonale proveniente dalla chiesa che c’era fuori dal paese che probabilmente era un ospedale gestito dai cavalieri dell’ordine di Malta che hanno tra le caratteristiche, la croce a otto punte. Sul bordo è incisa una scritta cinquecentesca in latino che significa ” non intinga la mano il ladro” dove il ladro era il povero disgraziato che, per sfamare i propri figli , era costretto a rubare qualche frutto o erba commestibile di proprietà dell’importante monastero benedettino di San Placido Calonerò. Il monastero infatti, per privilegio reale risalente al 1400 e in vigore fino al 1843, aveva il privilegio del pascolo su tutto il territorio di Altolia, Molino, Giampilieri, Pezzolo, Briga, Santo Stefano Briga e Santo Stefano medio. Tale privilegio costituiva una sorta di sovranità limitata su tutti i possedimenti perché in relazione alla qualità del terreno, alla presenza di acqua, all’esposizione etc. il gabelloto stabiliva la percentuale da consegnare, ma per due prodotti fondamentali, il grano e l’olio la tassa era del 50% . Poi c’era la decima, cioè il 10% per il sostentamento della chiesa, la tassa per il regio demanio, che variava in funzione delle esigenze delle casse reali e alla fine il naturale, cioè l’abitante di Pezzolo, portava a casa al massimo il 30 percento di quanto aveva prodotto. In queste condizioni di sfruttamento il ” furto” di qualunque prodotto commestibile utilizzato per sfamare i propri figli diventava quasi la prassi. In fondo alla chiesa, dietro una bella acquasantiera, c’era una apertura chiamata “u purtusu du catalettu” nel quale venivano inseriti i cadaveri che finivano in un grosso ambiente sotterraneo prima della costruzione del cimitero, avvenuta nel 1892. Il Professore ricorda che quando aveva sedici anni crollò un muro di contenimento e lui, insieme ad un gruppo di amici, muniti di torce elettriche, entrarono nella cavità e videro mucchi di femori, teschi ed altre ossa umane. Sollecitato dal Presidente finalmente il Professore ha iniziato a descrivere
Happyrecola del 12 marzo 2025 Monili artigianali
Happyrecola del 12 marzo 2025 sui monili artigianali. Soci presenti: Marcello Aricò, Stella Barone, Salvatore Rotondo, Ileana Padovano, Angelo Salvo, Katia Tribulato, Franco Mastroeni, Ciccio Briguglio, Francesco Pagano, Tindari Ceraolo, Filippo Cavallaro, Rosalba Cucinotta, Antonella Zangla, Gabriella Panarello, Loredana Crimaldi, Giusi Mandraffino, Giovanni Consolo ,Maria Paola Scarcella,Sebastiano Occhino,Gaetana Giardina , Mariella Brancati, Rosario Sardella , Maria De Carlo , Giuseppe Finanze, Alberto Borgia. Marcello presenta Lilli Zaccone, una sua amica di vecchia data che si è appassionata alla creazione di monili utilizzando un materiale particolare , la pasta polimerica o argilla polimerica, pasta modellabile sintetica termoindurente, una sorta di plastilina “speciale” che non secca all’aria ma, che indurisce con una cottura al forno. Lilli, architetto,curiosa ed intraprendente, ha raccontato come ha scoperto questa attività,in cui ogni pezzo viene lavorato a mano ed è quindi unico ed irripetibile.La realizzazione del manufatto parte da un progetto in cui si disegnano forma e dimensioni e si scelgono i colori di quanto si vuole realizzare. La pasta polimerica costituisce il materiale principale, si acquista su internet perché in zona non ci sono più negozi che la vendono.Scelti i colori da utilizzare, viene “condizionata” manualmente, lavorata con un piccolo mattarello in plexiglass e con una macchina manuale per fare la pasta e modellata e sagomata in varie fogge e colori per poi essere cotta in forno a 110°/130° per circa 30 minuti. Dopo la cottura subisce uno shock termico in acqua e ghiaccio che provoca l’indurimento e il manufatto diventa leggero e idrorepellente.Si procede quindi togliendo le eventuali asperità con una leggera carteggiata e si finisce con la lucidatura con resina UV.Il filo d’alluminio, piatto e di vario spessore, colore argento o rame battuto col martelletto viene utilizzato per le chiusure e tutte le rifiniture previste.Anche se la descrizione della lavorazione appare semplice, per realizzare gli oggetti occorre fare attenzione sia durante la manipolazione, che deve essere accurata per evitare inclusione di bolle d’aria, che nella scelta dei colori in quanto la loro combinazione, l’accostamento, le proporzioni, richiedono esperienza e grande immaginazione. Ha poi presentato una serie di foto di monili da lei realizzati illustrandone le caratteristiche distintive insieme ad altri esposti per la vendita. La relazione è stata sicuramente interessante, ma più di qualcuno dei presenti si aspettava qualcosa di più coinvolgente. Per la parte Happy Marcello ha preparato due teglie di riso con ingredienti diversi ,una con salmone e zucchine e un’altra classica con tonno, peperoni, cacoiocavallo, piselli, olive ed erba cipollina.
Trekking Notturno rifugio Maressa
Trekking notturno sulla dorsale peloritana in direzione SUD. Partendo da Dinnammare, percorreremo una piccola parte di dorsale fino a raggiungere il rifugio forestale Maressa. Attrezzatura da montagna e cena a sacco. Appuntamento ore 19.30 chiesa Immacolata, e secondo appuntamento 20:15 ai ripetitori di Dinnammare. rientro intorno alle 23.30. Prenotazioni su Whats App Re Colapesce
Trekking Monte Scuderi
La Montagna della Truvatura ricca di leggende e misteri;con partenza da Itala raggiungeremo la cima senza lavelleità di trovare il Tesoro. Escursioni per trekker esperticon grosso dislivello finale; circa 6 ore di cammino per untotale tra andata e ritorno di 14 Km. Appuntamento ore8.00 chiesa Immacolata Boccetta, rientro intorno alle 18.00.Abbigliamento da montagna, cappellino per il sole, borraccia,giacca vento e bastoncini per la ripida discesa.Informazioni e prenotazioni su WA e recolapesce.it