Re Colapesce

Diario di bordo

Cu c’è c’è del 18 maggio 2025

Cu c’è c’è  del 18 maggio 2025, ” Le mozzarelle di Saponara “
Appuntamento  all’Immacolata  alle 8,30
Presenti: Filippo  Cavallaro, Rosalba Fera, Antonello Gemelli, Ciccio Briguglio, Antonio Zampaglione, Anna Bellinghieri, Lucia Annunziata, Antonella  Zangla, Gabriella  Panarello, Alberto  Borgia.
Formazione degli  equipaggi , partenza e arrivo al casello di Rometta dove alle 9,10 ci hanno raggiunti Marcello Aricò, Stella Barone, Emanuele Aricò, Rosanna Gardelli, Silvana …, Francesco Pagano, Antonella  Rotondo.
Trasferimento  a Saponara e, dopo aver parcheggiato  le macchine in uno slargo vicino all’edificio della Polizia municipale, abbiamo iniziato la visita del borgo.
Prima tappa in piazza Bottesco dove c’è un’antica fontana del 1670 la cui acqua ,  proveniente  da una sorgente  sui Peloritani,  fuoriesce  abbondantissima da otto ” cannoli” e  confluisce nelle vasche di  un un lavatoio recentemente restaurato in cui, come in tutti  i paesi, quando  non c’era l’ acqua corrente  nelle case, si recavano le donne a lavare i panni
e fare curtigghiu e comunella, mentre gli uomini la stessa attività la svolgevano incontrandosi dal barbiere .
A questa  fonte  viene Filippo per  rifornirsi della fresca e limpida acqua.
Da Saponara parte una Via Crucis  che arriva  a Dinnamare passando per  Ziriò, perché questa  strada  era molto utilizzata  per andare  a Palermo prima della realizzazione di quella che passa dalle  quattro strade  e arriva a Gesso e a Divieto.
Dopo  che Antonio ha intonato  “Calabrisella”ci siamo  spostati  sull’argine del vasto torrente  d a cui si vedono, sulla cima di una collina che sovrasta il centro  abitato,  i ruderi del “Castello” , una struttura difensiva   posta in una posizione strategica da  dove si poteva  vedere dall’alto l’avanzata degli invasori e facilmente  difendibile perché la collina è particolarmente ripida e scoscesa e questo metteva in difficoltà coloro che osavano avanzare per assaltarlo. Il castello, oggi particolarmente danneggiato, possiede delle mura di cinta fatte di pietrame e laterizi. Sono  ancora oggi visibili un muro di contrafforte,  un baluardo quadrangolare e una torre sull’angolo destro rispetto alla porta a pianta quadrangolare ma che all’esterno sembra poligonale. Il vano all’interno è pressappoco quadrato e rivestito di grossi mattoni e intonaco.
Filippo  ha fatto  notare  come il larghissimo alveo  del torrente  sia stato modificato, costringendo la massa d’ acqua  a defluire attraverso tubi di pochi metri  quadrati  di superficie. Considerando che in passato  sono  stati  innalzati dei grossi  muri  di argine alti diversi metri e che la larghezza del torrente  arriva in certi tratti  a una  trentina  di metri, c’è  da aspettarsi che prima o dopo la Natura si prenda la rivincita  causando allagamenti  e provocando morti e distruzione così  come  in passato  accadeva a Messina  con le piene dei torrenti  Portalegni,  Boccetta e  San Leone, che scorrono adesso  sotto  il piano  stradale.
Facendo una sosta  su una sorta di piccola terrazza  ricavata a ridosso  del muro  d’argine che si affaccia  sulla sottostante  strada, Filippo  ci ha parlato  del Carnevale  di Saponara, uno dei più antichi  carnevali storici  siciliani , che lui cominciò  a studiare  nel 1974, durante  il quale  si svolge la tradizionale sfilata dell’orso e della corte Principesca”  il martedì grasso a conclusione dei festeggiamenti di Carnevale.
Si tratta della rievocazione di un episodio che, secondo la tradizione locale, risalirebbe al XVIII secolo, ai tempi del principe Domenico Alliata di Giovanni, signore del “feudo” di Saponara. La leggenda narra che un orso gigantesco, improvvisamente, avrebbe assalito il paese devastando campagne, uccidendo animali e terrorizzando gli abitanti.
Il Principe avrebbe provveduto immediatamente inviando a caccia dell’orso le proprie guardie che lo  catturarono e lo condussero  in catene come trofeo per le vie cittadine al seguito dell’intera corte principesca.
Tale corteo si sarebbe poi ripetuto ad ogni anniversario finchè, alla morte dell’orso, si sarebbe organizzata ugualmente la divertente festa utilizzando travestimenti. Così, di anno in anno, si è arrivati ai giorni nostri, in cui la rievocazione storica ha assunto caratteri folkloristici e spettacolari e si è fusa con lo spirito tipicamente beffardo e trasgressivo del Carnevale.
Benchè trattenuto dalla catena e dalle corde dei Domatori, guardato a vista da due Cacciatori, e osservato, compiaciuti, dal Principe, dalla Principessa e dalla Corte Regale, l’Orso alterna ambigui gesti di socialità, stuzzicando garbatamente  e invitando le ragazze a ballare ad improvvise aggressioni, replicando così precisi modelli comportamentali previsti dal cerimoniale carnevalesco.
Filippo  quest’anno ha costretto Morena Zaiti, la casara, ad assistere  alla Sfilata, alla quale  non aveva  mai partecipato, andando a  casa  sua, travestito  da Masha ( quella dei cartoni  animati), e ” prelevandola” a forza dalla mungitura .
Morena si è  accorta così che  la propria azienda  è  tra gli sponsor della manifestazione.
La sfilata  inizia alle 14,00 ed il Comune distribuisce  gratuitamente  una grande  quantità  di coriandoli  che vengono  lanciati sui partecipanti.
Alle 10,25 siamo arrivati alla la chiesa madre dedicata a  San Nicola, edificata alla fine del secolo XVII e restaurata dopo il terremoto del 1908. È il monumento più importante del comune dal punto di vista artistico e storico,  affaccia su Piazza Matrice dove c’è  anche  il Municipio, ma non l’abbiamo  potuta  visitare  all’interno perchè  c’era la messa  in corso.
La facciata è a due ordini con tre porte in corrispondenza delle tre navate e sopra il portone principale una vetrata che rappresenta San Nicola. Il campanile di gusto rinascimentale presenta caratteristiche medievali come i merli sulla sua sommità. Sul lato sinistro della chiesa si trova il corpo della sacrestia.
Ulteriore tappa il deposito  degli abiti settecenteschi  indossati  durante  la sfilata da
cui partono i figuranti  del corteo con gli sbandieratori.
Il paese non ha molti monumenti, ma ha molte  fontane, è pulito e ben  curato e su molti  balconi  ci sono piastrelle  in ceramica colorata che impreziosiscono le facciate delle case e ci sono anche diversi  murales dipinti su muri  e costruzioni.
L’attenzione  della Amministrazione si nota anche  da piccoli fatti: accanto a diverse   fontane sono affissi dei cartelli che recitano:
“L’acqua è  una  risorsa  preziosa che scarseggia. Cari Concittadini nel nostro  Comune abbiamo 27 fontanelle pubbliche ; ogni fontana  fornisce 3 litri d’acqua al minuto. Tutte le fontane forniscono 81 litri  d’acqua al minuto; 4860 litri  l’ora; 116640 litri al gi.
Per evitare  sprechi sono stati  installati  rubinetti  a tempo.  Un piccolo  gesto  per non  sprecare  acqua ”
Alle 10,55 abbiamo  raggiunto  il  caseificio ed abbiamo  preso  posto  ad un lungo  tavolo all’ombra di un bellissimo pergolato.
L’enciclopedico Filippo , per introdurre  all’esperienza che avremmo visto  da lì a poco, ha raccontato  come è  avvenuta  la scoperta del formaggio da parte  degli uomini  del Neolitico che , avendo  riempito di latte lo stomaco  di un agnello, si accorsero che a causa  di  ripetuti scuotimenti ed esposizione al calore , si formava una massa  pastosa e commestibile diversa  dal prodotto  iniziale che diventa un nuovo  alimento.
Poco per volta  scoprirono  altri tipi di caglio e si resero conto che la produzione risultava più  abbondante allontanandosi  dal nomadismo e restando stanziali in modo da allevare ovini e mucche dal cui latte ricavare il formaggio.
Questo nuovo modello sociale, che vedeva  gli uomini  dedicarsi alla pastorizia, probabilmente permise alle donne  di ” inventare ” l’agricoltura.
Il caseificio Zaiti Nicolino, in contrada Buscemi , è  a conduzione  familiare.
L’attività  nasce dall’amore per gli animali, la famiglia  viveva ad Alcara e nel periodo invernale  praticava la transumanza delle greggi e delle mandrie a valle fino al definitivo  trasferimento  a Saponara.
Al momento  ci sono  una decina  di animali  nella stalla e gli altri  capi  sono allevati allo stato  brado per la vendita.
Ramona, la giovane  e cordiale  casara, si è  diplomata all’istituto tecnico agrario di  San Placido  Calonerò  e successivamente  ha frequentato  dei corsi di specializzazione per imparare le tecniche di produzione dei formaggi. Seguendo  la tradizione  di famiglia,
ogni giorno ,all’alba,  si dedica alla mungitura e
successivamente alla lavorazione del latte e alla  distribuzione dei prodotti  finiti  in alcuni  negozi  della città  e della provincia.
Anche  di pomeriggio deve fare un’altra  mungitura. Il lavoro  è faticoso e non lascia  molto  spazio  alle attività sociali, ma lei  è  appassionata  di quello  che fa e non le pesano questi ritmi  di lavoro.
Per la degustazione ci hanno servito abbondantissime quantità  dei loro prodotti, tra cui ricottine miste di latte vaccino e  caprino monodose , provola, tuma, primosale, formaggio  con il pistacchio, ricotta al forno, salame, olive in salamoia e pane,  il tutto  accompagnato  da un ottimo vino locale.
Ad un certo  punto  ci siamo  divisi in due  gruppi per andare  nel  laboratorio e  vedere  come si produce la mozzarella ( che fanno  solo di domenica) ascoltando le spiegazioni di Ramona e di sua madre.
La mungitura avviene  alle cinque, poi il latte si riscalda , si aggiungono i fermenti lattici e il caglio e si lascia riposare per alcune ore.
Successivamente si rompe la cagliata, si taglia  a fette si aggiunge  il sale e si impasta e si stira  aggiungendo acqua a 90° fino  a quando  la massa è  omogenea. A questo  punto  si taglia con le mani  a pezzi  e si mette  a raffreddare  nell’acqua fredda.
La consistenza  della mozzarella  appena fatta  risulta un poco elastica, ma con il passare delle ore acquista la densità  normale.
Continuando a chiacchierare al tavolo, consumando i formaggi che arrivavano in  continuazione ci siamo  alzati sazi e soddisfatti e , dopo aver  acquistato  i loro  prodotti, alle  12, 30 abbiamo  preso  la via  del ritorno.
Quella di oggi è stata una bella e gradita esperienza , in cui abbiamo visitato una eccellenza casearia e abbiamo fatto una degustazione molto  conveniente sia per il prezzo che per la qualità e la quantità dei prodotti offerti.

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