Cenni su storia e tecnica del torrentismo
Da “Giochi d’acqua verticali” dispensa di torrentismo a cura di Angelo Segatta e Roberto Pedroni edita dalla UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) – Lega Montagna di Trento.
1 – Il torrentismo ed il torrentista
2 – Brevi cenni storici sul torrentismo
3 – Le gole: un po’ di naturalismo
4 – I rischi legati alla percorrenza delle gole
5 – Allenamento
6 – Alimentazione
1 – Il torrentismo ed il torrentista
Le gole presentano, per loro natura, una morfologia articolata e complessa, a volte sono difficilmente raggiungibili. Per questi motivi, l’Uomo, pur conoscendone l’esistenza, si è ben guardato dall’addentrarsi in questi “orridi” troppo spesso, nell’immaginario popolare, frequentati da esseri mostruosi.
Percorrere una gola è un’attività appassionante, molto impegnativa, poiché richiede un notevole sforzo psicofisico e una permanenza prolungata in un ambiente con caratteristiche particolari.
E’ frequente durante una “gita” dover camminare su impervi sentieri, affrontare tratti scivolosissimi, superare frane o cercare la strada migliore tra ammassi labirintici di rocce enormi, passare attraverso grovigli di tronchi caduti e ammassati dalla corrente, arrampicare, saltare di sasso in sasso oppure in pozze profonde, nuotare anche in acque turbolente, scivolare lungo tratti di roccia (toboga), strisciare in stretti meandri.
Si devono eseguire manovre di corde, anche complesse e portarsi tutto il materiale necessario.
Tutto questo si affronta in un ambiente che ti toglie molte energie per la presenza d’acque gelide o, secondo le zone, di gole torride. Per prevenire incidenti sono necessarie una costante concentrazione e un attenzione reciproca fra compagni.

Chi si avvicina a quest’attività deve essere un buon escursionista, in grado di leggere e interpretare bene una cartina o la relazione di un avvicinamento all’ingresso della forra.
Poiché può succedere di dover superare dei tratti arrampicando, è consigliabile, o meglio auspicabile, che chi scende una forra sappia superare con sufficiente disinvoltura difficoltà alpinistiche di 3 o 4 grado.
Deve possedere una padronanza assoluta delle tecniche di discesa in corda doppia, di quelle di risalita, sia in grado di piantare spit e di attrezzare un armo.
Dovrebbe conoscere le tecniche di recupero del compagno su corda singola, essere in grado di armare delle teleferiche (talvolta necessarie per non finire sotto una cascata), sapersi organizzare un “sacco punta” (una specie di zaino usato dagli speleologi e dai torrentisti).
E’ indispensabile saper nuotare molto bene, perché non va assolutamente dimenticato che il torrentismo è uno sport acquatico e che ci si può trovare nella condizione di dover soccorrere un eventuale compagno infortunato in acqua.
Riassumendo Il torrentista dovrebbe racchiudere in se competenze escursionistiche, alpinistiche, speleologiche e di nuoto. In più non deve mai dimenticare a casa una grossa dose di buon senso, visto l’ambiente in cui si trova ad operare che spesso lo porta a valutazioni diverse sul da farsi, secondo il momento e le condizioni di percorrenza.
Può capitare di attraversare forre trasformate in discariche. Ciò nasce soprattutto dall’insana mentalità per cui una cosa che non si vede non è un problema, perciò se le immondizie sono nascoste in un posto inaccessibile queste non ci sono.
Basti pensare alla forra del Rio Novella in Val di Non (Trentino), bellissima ma non percorribile a causa di frequenti scarichi, e del letto che in alcuni punti è intasato da carcasse d’immondizie di vario tipo.
Noi torrentisti possiamo cominciare usando il buon senso, portando fuori delle forre le nostre immondizie (carte, barattoli, cordini vecchi) al fine di lasciare questi ambienti stupendi il più incontaminati possibile per quelli che avranno la fortuna di percorrerli dopo di noi.
2 – Brevi cenni storici sul torrentismo
La storia del torrentismo è abbastanza recente se si pensa a questa attività in senso esplorativo e sportivo.
Alfred Martel, noto speleologo Francese, n’è considerato il precursore.
Esploratore di abissi e fiumi sotterranei fu attirato dal canyon che il fiume Verdon forma negli altopiani calcarei dell’alta Provenza (Francia). Nell’estate del 1905 compì, assieme a sette compagni, la discesa integrale del gran canyon del Verdon utilizzando una sorta di zattera. Gli servirono, per questa impresa, quattro giorni di dure fatiche.
Lucien Briet (anche lui francese) si dedicò all’esplorazione dei “Barrancos” della Sierra De Guara e d’altre regioni dei Pirenei spagnoli. Ci ha lasciato un volume fotografico edito nel 1913, con le immagini dei suoi percorsi torrentistici.

In Italia le prime discese di torrenti di cui si è a conoscenza sono state realizzate nel 1958 in Carnia (Friuli).
La gola del torrente Cosa è stata percorsa dagli speleologi triestini, nello stesso periodo la gola del torrente Vinadia è esplorata dagli alpinisti del luogo. Negli anni successivi (dal ‘58 al ‘61) fu disceso il Rio Freddo, sulle pendici del monte Cucco e gli alpinisti fiorentini risalirono l’orrido di Botti. Gli speleologi bolognesi percorrevano “Le Codule” e i “Bacu” della Sardegna orientale.
Il torrentismo inteso come sport è presente in Italia da circa 10 anni. In Francia è un’attività popolare da 15 anni. Sui Pirenei Spagnoli si pratica invece da più tempo, tanto che possiamo definire questo paese come la patria del torrentismo.
Molta strada è ancora da fare in Italia per rendere questo sport relativamente sicuro, anche se si è cominciato. E’ uno dei pochi sport dove ancora esistono orizzonti esplorativi, dove si può esplorare l’ignoto. La prima discesa di un torrente ci porta in zone mai percorse dall’uomo.
La parola “esplorare se stessi ed esplorare l’ambiente che ci circonda” riveste il vero significato di ricerca di nuovi orizzonti e limiti da superare, contemplando angolature e punti di vista inconsueti.
3 – Le gole: un po’ di naturalismo.
L’ambiente di forra, dal punto di vista biologico, è fortemente caratterizzato rispetto all’ambiente circostante, soprattutto dal punto di vista microclimatico: temperature inferiori all’area circostante, minor illuminazione.
Le biocenosi (comunità viventi) sia animali che vegetali che si sviluppano nelle vallette molto incise devono confrontarsi con acque a scorrimento turbolento, erosione intensa, grado di umidità relativamente alto, basse temperature sia dell’’acqua che dell’aria, elevata pendenza dei versanti.
Gli ambienti che si possono incontrare sono per di più estremamente differenziati: le gole di alta montagna sono spesso caratterizzate da ripidi versanti di roccia nuda, dove l’acqua scorre ad elevata velocità mentre gole a medie latitudini o che si aprono sui fondovalle sono caratterizzati da versanti acclivi su cui sviluppa una vegetazione che si differenzia a seconda dell’altitudine e degli aspetti geopedogici.
La forra è frequentemente un ambiente di difficile accesso e rappresenta anche per questo una nicchia conservativa e altamente selettiva: ha insomma caratteri primitivi.

L’ambiente di forra propriamente detto è caratterizzato dalla presenza di versanti rocciosi e subverticali e da acque correnti; chiaramente in un ambiente con simili caratteristiche la presenza di piante superiori o di mammalofauna è pressoché impossibile. Lo scorrimento tumultuoso dell’acqua non permette effettivamente che uno sviluppo limitato della vegetazione.
Le piante superiori (cespugli, arbusti e alberi) sono in pratica assenti in quanto in grado di colonizzare solo i versanti o i terrazzi che presentano uno sviluppo anche minimo di suolo (almeno 20-30 centimetri). Troviamo invece ben rappresentati diverse specie di muschi ed Epatiche (simili ai muschi) ricoprono le rocce e le ceppaie, costituendo il germinatoio per molti semi. Anche svariati tipi di felci punteggiano le pareti e i tratti più pianeggianti.
In generale quindi la vita vegetale è rappresentata da poche specie pioniere.
Le acque, caratterizzate da un alto tasso di ossigenazione, possono ospitare svariati tipi di insetti (Plecotteri, Efemenotteri, Tricotteri), che tendenzialmente occupano le zone meno turbolente.
Anche alcuni crostacei, molluschi e vermi possono colonizzare le pozze o i tratti meno incassati In generale questi invertebrati hanno sviluppato morfologie caratteristiche atte a contrastare la corrente talvolta molto forte.
Questo ambiente è il dominio dei salmonidi (trota). Essi risultano essere i pesci meglio adattati alle acque fredde e ben ossigenate dei torrenti. Sono carnivori e si nutrono degli invertebrati che vengono trasportati dal torrente o dagli avannotti di altri pesci. Territoriale e solitaria, la trota ricerca buche libere e riparate dalla corrente.
Sicuramente gli ambienti limitrofi alla forra vera e propria sono caratterizzati da una naturalità selvaggia e offrono spesso rifugio a varie specie di animali che qui possono trovare un ambiente spesso incontaminato e dimenticato dagli uomini.
4 – I rischi legati alla percorrenza delle gole
Come già accennato nell’introduzione i rischi legati alla percorrenza di una gola sono di varia natura e sono dettati dal tipo di ambiente che forma.
Nelle forre possiamo incontrate sia notevoli difficoltà alpinistiche, sia problemi dovuti alla presenza dell’acqua:
Pericoli legati all’acqua.
Impossibilità di uscire dalla gola una volta iniziato.
Caduta di pietre dai bordi della gola o dai ponti.
Ipotermia o idrocuzione.
Colpo di calore.
Distorsioni e fratture.
Gole asciutte.
Analizziamoli nel dettaglio:
Pericoli legati all’acqua:
la sua presenza nelle gole, pur essendo la principale fonte di divertimento per il torrentista, rappresenta la maggior parte dei pericoli nella percorrenza della gola. Lo stesso itinerario può essere, secondo la portata del torrente, una tranquilla passeggiata come una dura lotta per sopravvivere.
Diventa quindi veramente importante saper valutare attentamente la portata in rapporto alle proprie capacità, e cimentarsi in discese con molta portata solo se veramente esperti.
La valutazione dell’esperienza va fatta da ogni singolo membro del gruppo che si appresta a percorrere la forra, e non sulla persona più esperta del gruppo.
Impossibilità di uscire dalla gola una volta iniziato:
le gole sono percorse per la quasi totalità dei casi in discesa. L’acqua, Infatti, lisciando le pareti e scavando in molti tratti il greto del torrente nella roccia, ha creato ambienti grandiosi, ma con un’assoluta mancanza d’appigli e molto scivolosi, quindi percorribili solo in corda doppia e in discesa, e non in arrampicata.
Da qui il primo problema. Una gola, ritirata la prima corda doppia dagli ancoraggi a monte, bisogna percorrerla interamente in discesa, fino all’uscita, o almeno fino al primo sentiero di rientro d’emergenza (qualora sia presente).Bisogna, quindi, saper valutare bene la propria preparazione e attrezzatura, prima di iniziare la discesa.
Caduta di pietre dai bordi della gola o dai ponti:
ci si muove sul fondo di valli generalmente molto strette e incassate, dal punto di vista geologico relativamente giovani. Dai bordi, per effetto del disgelo, piogge recenti, o per il passaggio di un animale o di un escursionista distratto, possono cadere sassi o addirittura delle scariche di detriti molto grosse; in questi casi la protezione del casco da roccia può essere insufficiente.
Durante le soste è consigliabile rimanere nel centro della valle se questa è molto larga, oppure sotto un tetto di roccia se la gola è stretta.
Per quanto riguarda i ponti si consiglia di passare sotto nella maniera più rapida e attenta possibile per evitare la caduta, involontaria o meno, di sassi od oggetti vari.
Ipotermia e idrocuzione:
questi sono pericoli che si corrono in luoghi dove si ha una grande dispersione di calore corporeo o dove si è soggetti a forti e repentini cambi di temperatura. In questi casi la prevenzione è la migliore soluzione attrezzandosi con una muta adeguata e usandola correttamente soprattutto per quanto riguarda l’idrocuzione.
Nei torrenti con acqua molto fredda, bisogna richiudere la muta e rimettersi il cappuccio prima di tuffarsi, dopo aver percorso tratti asciutti e soleggiati.
A causare l’idrocuzione, infatti, è una brusca vasocostrizione periferica dovuta ad un colpo di freddo.
5 – Allenamento
Percorrere le gole, attività tipicamente stagionale, richiede una preparazione prima dell’inizio stagione.

Allenamento fisico
Generale:
- Escursionismo per sentieri e su terreno accidentato per sviluppare i riflessi propriocettivi (prevenzione delle storte alle caviglie);
- Corsa
- Bicicletta
- Nuoto in piscina con e senza muta
- Nuoto in apnea
Specifico:
In falesia
- Arrampicata
- Speleologia
- Kayak (per la “lettura” dell’acqua)
Preparazione psicologica:
Consuetudine con il vuoto: arrampicata, grandi calate in doppia
Salto: allenamento progressivo in un luogo che non presenti alcun pericolo – vasca larga e profonda – e che permetta di aumentare in modo regolare l’altezza del salto
6 – Alimentazione
Abitudini alimentari quotidiane
E’ importante cercare di avere un’alimentazione equilibrata, varia, ben distribuita nei tre pasti principali, cercando di mangiare con calma.
Evitare gli errori tipici dell’alimentazione italiana:
- Troppi zuccheri a rapido assorbimento;
- Troppi lipidi e proteine, principalmente di origine animale;
- Insufficienza di fibre (verdura, legumi, cereali integrali);
- Apporto calorico eccessivo per un’attività sedentaria;
- Insufficiente apporto di liquidi (acqua);
- Tabacco, caffè, alcool.
La base dell’apporto energetico deve essere costituito da farine e cereali integrali.
Prima dell’attività:
- Un supplemento di fruttosio nelle 24 – 48 ore precedenti permetterebbe di aumentare le riserve di glicogeno, energia per l’organismo;
Dopo l’attività:
- Limitare il consumo di proteine e bere molto.
Questo favorisce l’eliminazione attraverso i reni delle tossine prodotte dall’attività muscolare.
Fabbisogno alimentare nell’attività sportiva
Il consumo energetico di chi svolge attività sedentaria è di circa 2000-2500 Kcal al giorno. Durante la discesa di un torrente tale fabbisogno può tranquillamente raddoppiare, in particolare in montagna, raggiungendo un consumo di 500Kcal/ora in gole impegnative.
Un simile aumento del consumo energetico può essere spiegato e dall’aumento di lavoro muscolare e dal consumo dovuto alla termoregolazione (in forra la “lotta” contro il raffreddamento consuma energia).
Carboidrati, proteine e grassi sono i carburanti per il nostro corpo.
I carboidrati (pasta, riso, farinacei, zuccheri, biscotti, marmellata, ecc.) costituiscono la principale fonte energetica per tuffi gli sport aerobici, sport fra i quali si può annoverare il torrentismo.
Circa la metà dell’apporto alimentare complessivo deve essere costituito da carboidrati che il nostro organismo è in grado di metabolizzare in un tempo tre volte inferiore rispetto a quello richiesto dai lipidi. Muscoli e fegato conservano una modesta riserva di zuccheri che, dopo circa un ‘ora di attività sportiva, si esaurisce.
Tra i vari tipi di zuccheri, quelli contenuti nei farinacei e nella frutta hanno un assorbimento meno rapido, ma garantiscono energia per più tempo. Sarebbe quindi consigliabile l’assunzione di questo tipo di zuccheri come componente della cena del giorno che precede l’attività e nella colazione del mattino.
Il glucosio (zucchero semplice), spesso presente negli integratori alimentari, può aiutare a superare una crisi energetica ma non bisogna abusarne per evitare possibili effetti negativi dovuti a innalzamenti rapidi e brevi della glicemia.
In linea di massima durante un’escursione in forra conviene mangiare ogni due ore piccole quantità di carboidrati (frutta secca, biscotti o barrette di muesli).
I grassi del tessuto adiposo rappresentano un’importante riserva calorica, ma il loro metabolismo richiede un notevole consumo di ossigeno. Nella dieta di uno sportivo che pratichi uno sport aerobico, la percentuale di grassi ingerita tra pasti e spuntini non dovrebbe superare il 30-35% dell’apporto energetico totale.
Le proteine (carne, uova, latte, formaggi,…), anche se meno importanti per la produzione di energia, garantiscono il fondamentale apporto di nutrienti al nostro organismo.
Alcuni consigli pratici
- Scegliete obiettivi adeguati al vostro allenamento;
- Nei giorni che precedono l’uscita in torrente, è preferibile consumare pasti più abbondanti;
- Non partite mai a digiuno; fate una colazione ricca di zuccheri e di liquidi;
- Privilegiate una dieta ricca di carboidrati complessi (biscotti, marmellata, ecc.) ad una eccessivamente ricca di grassi (salumi, formaggi stagionati, ecc.);
- Durante la discesa in forra, ogni due ore, fermatevi a mangiare biscotti o frutta secca, ma soprattutto reintegrate i liquidi persi bevendo anche se non avete sete;
- L’acqua dei torrenti può provocare dissenteria, perciò è preferibile berla solo se non ci sono alternative, e comunque dopo averla disinfettata con pastiglie di cloro in commercio;
- A mezzogiorno non consumate un pasto abbondante, limitatevi a frutta secca e formaggio;
- Se al ritorno da una gita in forra vi sentite troppo stanchi, non vi abbuffate; bevete un buon tè caldo e riposate, poi, consumate un pasto caldo;