Trekking alle cascate di Silimò del 22 giugno 2025
Appuntamento alle 8,00 all’Immacolata. Presenti:Marcello Aricò, Carlo Panzera, Giuseppe Spanò, Giuseppe Finanze, Carmelo Geraci, Alberto Borgia e due amici Franco La Spina e Renata Ieni.
Formazione degli equipaggi e partenza.
Arrivo a Rometta alle 8,25 dove ci siamo incontrati con Francesco Pagano, Marcella De Francesco e Giuseppe Fava.
Presa la strada per Rometta e Gimello. Superato il borgo, alle 9,00 siamo arrivati all’incrocio tra via Gimello Monaci e via Piano Gimello dove abbiamo parcheggiato le auto.
Imboccata subito la strada in salita su via Gimello Monaci e dopo pochi minuti abbiamo incontrato la simpatica e cordiale pastora che Marcello ed Alberto hanno conosciuto martedì scorso nella preescursione sul torrente Bagheria. Ci siamo fermati a scambiare due chiacchiere ed abbiamo scoperto che anche Giuseppe Fava conosce la signora Saija ed ha il suo numero di telefono perché, dietro prenotazione, cucina per gruppi di commensali non solo nei giorni festivi preparando piatti di buona qualità.
Dopo una ventina di minuti abbiamo superato la sua “fattoria” dove c’è una scultura in ferro che rappresenta un cavallo e parlando tra noi abbiamo scoperto che anche Carmelo, una trentina di anni fa, aveva avuto da fare con la loro famiglia quando aveva fatto una ricerca sui collari di legno intagliati dai pastori usati per i campanacci delle mucche ed aveva conosciuto Benedetto, il marito della pastora.
Inoltre la famiglia è quella che fornisce a Filippo gli ottimi formaggi che ci ha fatto gustare in diverse occasioni .
A circa 900 metri dalla partenza finisce la lieve salita e dalla strada , costeggiata da alte piante fiorite di verbasco , si vede a destra la maestosa mole di Monte Scuderi.
Alle 9,33 abbiamo superato un numeroso gruppo di macchine parcheggiate ai lati della strada e poco dopo , a un chilometro e settecento metri dalla partenza, abbiamo incrociato, in corrispondenza di una curva, la strada che, a sinistra, dopo meno di un chilometro arriva alla grotta e al Santuario di San Leone.
Alle 9:40 si lascia a destra, in basso rispetto al livello stradale, un’area attrezzata recintata con tavoli, chiusa con un cancello.
A 2,4 km dalla partenza si incrocia una strada e si procede su quella che scende a destra.
Alle 10,05 , a poco più di tre chilometri siamo arrivati in fondo dove scorre il torrente a valle del ramo proveniente dal vallone Cuppi.
A questo punto si segue il torrente che scorre a destra mentre se si attraversa si imbocca la strada che va in direzione di Piano Solimo.
Il torrente, per alcune centinaia di metri , scorre tra gli alberi e si può costeggiare facilmente.
Arrivati alla confluenza con un affluente proveniente da sinistra dal vallone Ficarazzi si entra in una vallata stretta e scoperta e per procedere bisogna quasi subito entrare in acqua perché diventa difficile e pericoloso guadare sulle pietre arrampicandosi sui massi.
A quattro chilometri dalla partenza, alle 10,45 circa, siamo arrivati alle cascate di piano Solimo ( o di Silimò) dove il torrente fa un salto di qualche metro e sotto il quale tutti abbiamo goduto di una abbondante doccia rinfrescante.
Procedendo verso valle sui massi per circa 200 metri, dopo una decina di minuti , intorno alle 11,05, abbiamo incontrato, su una piccola spiaggetta o sui massi una trentina di escursionisti della associazione Camminare i Peloritani, tra cui Tonino Seminerio e Giovanni Barbaro, che stavano facendo una sosta e uno spuntino.
Avanzando con attenzione sui massi per evitare scivoloni , come quello che ha fatto Marcella, facendosi male alla coscia e al polso, e cercando le vie meno pericolose, alle 11,40 , a 4,3 chilometri dalla partenza si raggiunge un affluente proveniente da destra dal vallone Bafi con una cascatella alta circa cinque metri.
Alle 12,20, a quasi cinque chilometri dalla partenza, siamo arrivati ad una pozza dove il livello delll’acqua era di circa un metro e che Marcello e Carlo ricordavano più profonda di una ventina di centimetri.
A questo punto una parte dei presenti avrebbe voluto fare la sosta per il pranzo mentre altri proponevano di proseguire e arrivare più a valle dove non sarebbe stato più necessario camminare nell’alveo del torrente.
Si è arrivati ad un compromesso e abbiamo ripreso il cammino con l’intenzione di raggiungere un posto sufficientemente ombroso dove fermarci.
A 5,1 chilometri dalla partenza, alle 12,40 siamo arrivati ad una briglia dove il torrente fa un salto di un paio di metri e dopo una ulteriore doccia ci siamo fermati su una spiaggetta all’ombra per pranzare e riposare.
Alle 13,30 ci siamo messi nuovamente in marcia e alle 14,10 , avanzando a fianco o sui terrazzamenti pieni di alberi ancora con squisite arance , dopo un centinaio di metri siamo arrivati alla Polveriera.
Si tratta di una serie di edifici di varie dimensioni , ridotti a ruderi, che ospitavano una fabbrica di fuochi artificiali abbandonata dopo una esplosione.
Le case sono su diversi livelli collegati da scalinate e non è facile immaginare la vita che animava quei luoghi in un passato non troppo lontano.
L’opera dell’uomo si vede anche nei terrazzamenti realizzati intorno al nucleo abitativo , nel muraglione di contenimento e nelle opere idrauliche ancora presenti.
Dopo una breve sosta per indossare nuovamente gli scarponi, alle 14,15 abbiamo iniziato la risalita, lunga circa 1 chilometro e duecento metri per chiudere l’anello.
La strada in certi tratti è piuttosto impegnativa, con rampe con pendenze intorno al 18%, in parte esposta al sole e in parte alberata.
In ordine sparso,ognuno con il proprio passo, fermandosi per riposare o per raccogliere delle squisite more di gelso nero, a partire dalle 14,45 abbiano raggiunto le macchine dopo avere intercettato il tratto finale della strada di Piano Gimello.
Il percorso complessivo del bellissimo anello , registrato su Komoot, è stato di 7 km e 100 metri.
Via via che si arrivava stiamo andati
alla fontana, distante alcune decine di metri dalle macchine, a rinfrescarci e a riempire le borracce con la fresca acqua di sorgente.
Intorno alle 15,45 ci siamo messi in macchina per tornare a casa , ma prima ci siamo fermati nella frazione Santo Pietro, sulla strada per Saponara, dove Marcella sapeva che c’erano dei noci e dove abbiamo raccolto un certo numero di frutti verdi per fare il nocino e fatto la rituale foto di gruppo.
Visto che eravamo in perfetto orario abbiamo concordato di fare una ulteriore sosta e ci siamo fermati all’ombra degli alberi in un bar del paese per una ventina di minuti e gustare una granita.
Arrivo a Messina poco prima delle 17,00.
Appuntamento alle 8,00 all’Immacolata. Presenti:Marcello Aricò, Carlo Panzera, Giuseppe Spanò, Giuseppe Finanze, Carmelo Geraci, Alberto Borgia e due amici Franco La Spina e Renata Ieni.
Formazione degli equipaggi e partenza.
Arrivo a Rometta alle 8,25 dove ci siamo incontrati con Francesco Pagano, Marcella De Francesco e Giuseppe Fava.
Presa la strada per Rometta e Gimello. Superato il borgo, alle 9,00 siamo arrivati all’incrocio tra via Gimello Monaci e via Piano Gimello dove abbiamo parcheggiato le auto.
Imboccata subito la strada in salita su via Gimello Monaci e dopo pochi minuti abbiamo incontrato la simpatica e cordiale pastora che Marcello ed Alberto hanno conosciuto martedì scorso nella preescursione sul torrente Bagheria. Ci siamo fermati a scambiare due chiacchiere ed abbiamo scoperto che anche Giuseppe Fava conosce la signora Saija ed ha il suo numero di telefono perché, dietro prenotazione, cucina per gruppi di commensali non solo nei giorni festivi preparando piatti di buona qualità.
Dopo una ventina di minuti abbiamo superato la sua “fattoria” dove c’è una scultura in ferro che rappresenta un cavallo e parlando tra noi abbiamo scoperto che anche Carmelo, una trentina di anni fa, aveva avuto da fare con la loro famiglia quando aveva fatto una ricerca sui collari di legno intagliati dai pastori usati per i campanacci delle mucche ed aveva conosciuto Benedetto, il marito della pastora.
Inoltre la famiglia è quella che fornisce a Filippo gli ottimi formaggi che ci ha fatto gustare in diverse occasioni .
A circa 900 metri dalla partenza finisce la lieve salita e dalla strada , costeggiata da alte piante fiorite di verbasco , si vede a destra la maestosa mole di Monte Scuderi.
Alle 9,33 abbiamo superato un numeroso gruppo di macchine parcheggiate ai lati della strada e poco dopo , a un chilometro e settecento metri dalla partenza, abbiamo incrociato, in corrispondenza di una curva, la strada che, a sinistra, dopo meno di un chilometro arriva alla grotta e al Santuario di San Leone.
Alle 9:40 si lascia a destra, in basso rispetto al livello stradale, un’area attrezzata recintata con tavoli, chiusa con un cancello.
A 2,4 km dalla partenza si incrocia una strada e si procede su quella che scende a destra.
Alle 10,05 , a poco più di tre chilometri siamo arrivati in fondo dove scorre il torrente a valle del ramo proveniente dal vallone Cuppi.
A questo punto si segue il torrente che scorre a destra mentre se si attraversa si imbocca la strada che va in direzione di Piano Solimo.
Il torrente, per alcune centinaia di metri , scorre tra gli alberi e si può costeggiare facilmente.
Arrivati alla confluenza con un affluente proveniente da sinistra dal vallone Ficarazzi si entra in una vallata stretta e scoperta e per procedere bisogna quasi subito entrare in acqua perché diventa difficile e pericoloso guadare sulle pietre arrampicandosi sui massi.
A quattro chilometri dalla partenza, alle 10,45 circa, siamo arrivati alle cascate di piano Solimo ( o di Silimò) dove il torrente fa un salto di qualche metro e sotto il quale tutti abbiamo goduto di una abbondante doccia rinfrescante.
Procedendo verso valle sui massi per circa 200 metri, dopo una decina di minuti , intorno alle 11,05, abbiamo incontrato, su una piccola spiaggetta o sui massi una trentina di escursionisti della associazione Camminare i Peloritani, tra cui Tonino Seminerio e Giovanni Barbaro, che stavano facendo una sosta e uno spuntino.
Avanzando con attenzione sui massi per evitare scivoloni , come quello che ha fatto Marcella, facendosi male alla coscia e al polso, e cercando le vie meno pericolose, alle 11,40 , a 4,3 chilometri dalla partenza si raggiunge un affluente proveniente da destra dal vallone Bafi con una cascatella alta circa cinque metri.
Alle 12,20, a quasi cinque chilometri dalla partenza, siamo arrivati ad una pozza dove il livello delll’acqua era di circa un metro e che Marcello e Carlo ricordavano più profonda di una ventina di centimetri.
A questo punto una parte dei presenti avrebbe voluto fare la sosta per il pranzo mentre altri proponevano di proseguire e arrivare più a valle dove non sarebbe stato più necessario camminare nell’alveo del torrente.
Si è arrivati ad un compromesso e abbiamo ripreso il cammino con l’intenzione di raggiungere un posto sufficientemente ombroso dove fermarci.
A 5,1 chilometri dalla partenza, alle 12,40 siamo arrivati ad una briglia dove il torrente fa un salto di un paio di metri e dopo una ulteriore doccia ci siamo fermati su una spiaggetta all’ombra per pranzare e riposare.
Alle 13,30 ci siamo messi nuovamente in marcia e alle 14,10 , avanzando a fianco o sui terrazzamenti pieni di alberi ancora con squisite arance , dopo un centinaio di metri siamo arrivati alla Polveriera.
Si tratta di una serie di edifici di varie dimensioni , ridotti a ruderi, che ospitavano una fabbrica di fuochi artificiali abbandonata dopo una esplosione.
Le case sono su diversi livelli collegati da scalinate e non è facile immaginare la vita che animava quei luoghi in un passato non troppo lontano.
L’opera dell’uomo si vede anche nei terrazzamenti realizzati intorno al nucleo abitativo , nel muraglione di contenimento e nelle opere idrauliche ancora presenti.
Dopo una breve sosta per indossare nuovamente gli scarponi, alle 14,15 abbiamo iniziato la risalita, lunga circa 1 chilometro e duecento metri per chiudere l’anello.
La strada in certi tratti è piuttosto impegnativa, con rampe con pendenze intorno al 18%, in parte esposta al sole e in parte alberata.
In ordine sparso,ognuno con il proprio passo, fermandosi per riposare o per raccogliere delle squisite more di gelso nero, a partire dalle 14,45 abbiano raggiunto le macchine dopo avere intercettato il tratto finale della strada di Piano Gimello.
Il percorso complessivo del bellissimo anello , registrato su Komoot, è stato di 7 km e 100 metri.
Via via che si arrivava stiamo andati
alla fontana, distante alcune decine di metri dalle macchine, a rinfrescarci e a riempire le borracce con la fresca acqua di sorgente.
Intorno alle 15,45 ci siamo messi in macchina per tornare a casa , ma prima ci siamo fermati nella frazione Santo Pietro, sulla strada per Saponara, dove Marcella sapeva che c’erano dei noci e dove abbiamo raccolto un certo numero di frutti verdi per fare il nocino e fatto la rituale foto di gruppo.
Visto che eravamo in perfetto orario abbiamo concordato di fare una ulteriore sosta e ci siamo fermati all’ombra degli alberi in un bar del paese per una ventina di minuti e gustare una granita.
Arrivo a Messina poco prima delle 17,00.