Re Colapesce

Diario di bordo

Trekking dell’ 8 giugno 2025

Trekking  ai Piani  di Vernà  dell’8 giugno  2025.
Appuntamento allle 8,00 all’Immacolata. Presenti: Francesco Pagano, Sebastiano  Occhino, Rosalba Fera, Teresa  Vadalà. Partenza e arrivo a Tremestieri all’On the run dove  ci siamo  incontrati  con Caterina Trovatello, Elena  Serban, Anna Costalunga  con la sua cagnetta Eia.
Successiva tappa   a Roccalumera  dove ci aspettava Giuseppe  Fava.
Accompagnata Teresa  Vadalà alla stazione  di Santa  Teresa perché ha deciso  di tornare  a Messina  in quanto temeva di non farcela e non voleva  essere  di peso per tutti noi.
Francesco ha parcheggiato sul lungomare di Santa Teresa e con lui e Rosalba siamo   saliti sulla macchina  di Giuseppe per andare  a Rimiti.
Mare splendido  che invitava ad un bagno.
Da S. Teresa Riva si  imbocca la S.P n. 23 per Rimiti, frazione di Casalvecchio Siculo distante circa 14 Km. Lungo il percorso si costeggia in parte il torrente  Savoca con grandi alberi  di noce e si attraversano le frazioni di Misserio Misitano, arrivando  a Rimiti,  tramite una strada a mezza costa molto suggestiva.
Da Rimiti si prosegue lungo la strada comunale per Antillo e dopo circa 1 Km., alle 9,50 ci siamo  immessi nella strada a destra che conduce al Demanio Forestale Savoca. A circa 2 Km. dal predetto bivio, attraversando un bellissimo bosco a castagno, noci  e diverse specie quercine si arriva all’area attrezzata Dominisia Cavagna,  ubicata a mezza costa sul versante sud-est del torrente Misitano. 
Qui ci sono panche e tavoli  realizzati in legno,  un grande sedile in pietra viva ed una fontanella con acqua sorgiva chiamata fontana del Forestale  per il profilo del mascherone da cui fuoriesce l’acqua.
Alle 9,55  abbiamo  parcheggiato le due macchine al lato della strada asfaltata che conduce ai Piani di Vernà e alle  10,05 abbiamo imboccato il  sentiero in discesa  in corrispondenza della suddetta fontana  inoltrandoci nel  bosco , arrivando alle 10:20 , a circa 680 metri dalla partenza, a fondo valle a quota 870 metri, dove scorre il bel torrente Misitano dalle acque trasparenti che si supera facilmente passando sulle grosse pietre del guado.
Si risale  sul versante opposto tra  alberi di varie essenze e alle 10:23 il sentiero si apre sulla vallata e tra  gli alberi, in lontananza, avvolta in una leggera foschia, si vede la cima di Monte Kalfa e tutta la bellissima  valle del Misitano. 
Alle 10:32 , arrivati ad un piccolo bivio bisogna prendere il sentiero a destra.
Alle 10:45, a 1650 metri dalla partenza, alla fine di una breve discesa,  si arriva ad un bivio: a destra la strada sale si imbocca invece a sinistra.
Alle 10,57,  a 1950 metri dalla  partenza,  dopo un piccolo  fuori pista di circa 200 metri  che taglia un lungo tornante, si arriva alla Fridduzza, un’area attrezzata dove c’è un lungo tavolo  con le panche sotto  una quercia,una grande  tettoia e una  costruzione in muratura con la porta  aperta e  con all’interno due tavoli  e un camino.
All’esterno, sul lato destro del fabbricato, c’è anche una  fontanella da cui esce acqua.
Da qui si vede tutta la vallata ,  il pizzo Vernà e l’Etna fumante  in fondo.
Dopo una breve  sosta con foto di gruppo,
alle 11:15 abbiamo preso il sentiero che sale a destra incrociando due alberi di  ciliegie non particolarmente buone , ma commestibili.
Dopo una decina  di minuti si arriva alla strada con a destra una tabella   in legno della Forestale  che dà  il benvenuto  nel  bacino montano  di Savoca.
​​​​​​​​​​Andando a sinistra  si supera la barra della pista forestale  di servizio e alle 11,35 a quasi 3 chilometri  dalla partenza, si arriva al rifugio Cretazzo, a quota 990 metri, molto bello e caratteristico, curato  nei particolari, lastricato con pietre e composto da diversi edifici realizzati in pietre e legno in uno stile  che ricorda le costruzioni  alpine.
Oltre  al corpo principale ci sono altre tettoie che coprono due postazioni per  il barbecue e un forno a legna, una che copre una fontana alimentata  da un serbatoio  in polietilene  posto ad una cinquantina di metri in alto  sul fianco del pendio e, particolare notevole, un locale con i servizi igienici perfettamente  funzionanti.
Nell’area attrezzata  ci sono diversi tavoli e panche in legno  che permettono la presenza e   l’uso a numerosi escursionisti contemporaneamente.
Proseguendo sul sentiero, dapprima per  un centinaio di metri nel bosco,  siamo arrivati  alle 11,50  ad una sella senza alberi da dove si vedono, a sinistra  Pizzo Vernà e  a  destra,  dove c’è uno scavalco del reticolato,  le montagne Pizzo Cavallo , Gotta Campana ( verificare) e pizzo Melia in lontananza, riconoscibile per la presenza  di un ripetitore sulla cima.
In questo  tratto  abbiamo  sentito  il rumore  di una carovana  di fuori strada che stavano  salendo sulla strada più  in alto parallela a quella nostra ma non  l’abbiamo  incrociata.
Alle 11,55 , a 3,59 chilometri  dalla partenza, siamo  arrivati ad un bivio  e abbiamo  seguito  la strada in discesa  a destra da dove si vede la torretta di avvistamento di pizzo Cretazzo.
Seguendo Giuseppe ( che manifesta a volte la tendenza di  prendere scorciatoie per  ridurre il cammino ) abbiamo  abbandonato il sentiero in corrispondenza di un tornante e  percorso a destra un  fuori pista in discesa di circa 200 metri, abbastanza ripido, che costeggia una rete  di recinzione  fino ad arrivare all’esterno del rifugio Brignolaro.
Vicino a una costruzione  piuttosto  spartana,  con incongrui serramenti  in alluminio, c’è una zona recintata con una vasta  distesa  di alti cardi  dai fiori di un bellissimo  colore  viola.
Di fronte ci sono un paio di alberi  di gelsi bianchi con i frutti  in fase di maturazione.
Scavalcando la rete siamo entrati dalla parte laterale nell’area recintata  del rifugio Brignolaro alle 12,17, a quota 840 m., a 4,4 chilometridallapartenza. .
La grande costruzione sorge su un ampio spazio ben curato da cui si gode il panorama della  bellissima valle San Filippo. Dietro c’è  una tettoia  che copre  un forno a legna , una grossa  legnaia e un lavandino con un  rubinetto e adiacente  un grande  e alto muro di contenimento realizzato  a regola d’arte con pietre a secco.
Un grande  albero di gelsi  bianchi ci ha indotto a una sosta  per fare una scorpacciata  dei suoi dolci frutti.
Usciti dalla parte del cancello chiuso si prende la strada che sale a sinistra alle 12:55 siamo arrivati nuovamente al tornante al bivio che avevamo lasciato per scendere a rifugio Brignolaro, il mio Komoot segna 5 km e 500
m dalla partenza.
Alle 13,08, al lato  del sentiero, abbiamo incrociato un albero con una serie  di fori  che ricordano  la faccia di una  strana creatura e Anna , Elena e Alberto hanno  scambiato le loro  esperienze  con folletti  ed esseri soprannaturali.
Dopo qualche  minuto la strada si apre  tra due pendici alberate e sullo sfondo, come in una cornice, svetta  Pizzo Vernà.
Alle 13:20 a 6 km 300 metri dalla partenza, oltrepassando la recinzione su uno scavalco, siamo arrivati al  rifugio Pagliarelli o Pietre Rosse,  molto ben messo, con una vasta area aperta e una grande  costruzione chiusa da reti e cancelli usata come deposito di tronchi tagliati. 
Approfittando della sosta e della presenza di  una fontana con acqua corrente alcuni  di noi si sono rinfrescati ed hanno riempito le borracce.
Alle 13:40 siamo arrivati in corrispondenza della imponente frana sulle pendici di monte Pietre Rosse bene  visibile anche  da lontano.
Da qui si vede il tetto del rifugio Fridduzza. Sulla pietraia della frana hanno attecchito grandi cespugli di ginestra  coperti di bellissimi fiori gialli a dimostrazione della forza della natura  che con queste  piante pioniere, poco per volta si riappropria di quanto  le spetta.
Dopo un quarto  d’ora siamo arrivati ad un’altra sbarra della pista forestale di  servizio  dove si incontrano  due strade, quella in discesa a sinistra , che prendiamo, arriva ai piani di Vernà,quella a destra , in salita ,  confluisce nella Dorsale dei Peloritani verso Antillo e  Santa Venera del bosco e alla variante 164A   per Pizzo  Vernà che passa in cresta sotto il pizzo e si ricongiunge al sentiero descritto più avanti.
Alle 14, 05 si arriva,  sotto Pizzo Santo  Zaffaria,  alla  strada asfaltata proveniente dal punto  in abbiamo parcheggiato le macchine e  si prende a destra un’altra pista forestale di servizio costeggiata da una staccionata in legno in parte nuova.
Alle 14,18 siamo arrivati al cartello che indica il demanio forestale.
Il demanio forestale B.M  Savoca è situato nel versante ionico dei monti Peloritani e si estende per circa 832 ettari. Comprende i comuni di Casalvecchio Siculo, e Furci siculo, una piccola superficie ricade nel comune di Antillo.
L’altitudine è compresa tra i 1287 m s.l.m. di Pizzo Polo e i 500 m. circa in prossimità delle case Zaraò.. Il B.M. Savoca è caratterizzato per l’orografia accentuata del suo territorio. Alle dorsali pronunciate che si diramano dal crinale dei Peloritani , si intervallano gli impluvi che danno luogo alle aste torrentizie.
La vegetazione più diffusa è costituita da latifoglie, in particolare da Castagno (Castanea sativa), Leccio (Quercus ilex), Roverella (Quercus pubescens), che hanno gradualmente sostituito i primi impianti di Pini mediterranei di cui restano, comunque, numerose presenze. Una presenza vegetale lungo alcuni corsi d’acqua è costituita dal Platano orientale allo stato spontaneo, una pianta insolita in Sicilia che conferisce all’ambiente con la sua chioma irregolare una nota vivace e briosa.
Il sottobosco è costituito da macchia mediterranea formata in prevalenza da Erica (Erica arborea), Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), Ginestra spinosa (Calicotome spinosa), Ginestra di Spagna (Spartium Junceum). Nelle zone più alte e poco alberate troviamo il Corbezzolo (Arbutus unedu) ed il Cisto (Cistus monspeliensis e  Cistus salvifolius).
Subito dopo, alle 14,22, lasciata la strada dopo avere aperto un cancello sulla recinzione che delimita  l’area e discesi lungo il pendio per una cinquantina  di metri, siamo arrivati all’area attrezzata di piano Vernà,  densamente alberata composta da diverse strutture ricettive quali tavoli, panche, punti cottura, fontana con acqua sorgente, spazio per giochi di bambini con altalena ( senza sedile) e cosa molto importante munita anche di servizi igienici integri e non vandalizzati e una costruzione  in muratura con dentro un tavolo e un camino.
L’area  è limitrofa al sentiero Vernà , lungo circa 1300 metri, alla cui progettazione hanno contribuito i ragazzi del Liceo Scientifico di S. Teresa di Riva e che da’ un’ampia spiegazione dei singoli alberi che si trovano lungo il percorso, costituiti da castagno, querce, Platano orientale, Douglasia, pino marittimo, pino nero, Cedrus atlantica e deodara e formazioni a macchia mediterranea con Erica arborea, Ginestre, Cisto e Corbezzoli.
Sosta per il pranzo comunitario consumato  su uno dei tanti tavoli  dell’area   e riposo.
Alle 15 ,20 ci siamo messi in marcia e siamo  tornati sul sentiero sopra  descritto.
Alle 15, 40 dalla strada si vede il massiccio di pizzo Stramaci e in lontananza la torretta di avvistamento di pizzo Cretazzo e Monte Cavallo e , dietro, la cima di Monte Scuderi.
Dopo 5 minuti si arriva ad una grossa “gebbia” e immediatamente dopo ad una fontana.
poche centinaia di metri  ci siamo  fermati lasciando la strada  che prosegue verso Antillo e ci siamo spostati fuori dal bosco per vedere le montagne circostanti.  Sulla parete di Pizzo Vernà è evidente una grossa frana che forse interessa il sentiero che sale in cima.
Tornati indietro sulla stessa strada Alberto  ha fatto  una breve  deviazione ed è  arrivato, alle 16,20,  alla vedetta antincendio  di Pizzo Pasaleo dove fino a qualche  tempo fa c’era  una grande  vasca  utilizzata per l’approvvigionamento  dell’acqua da parte degli  elicotteri impegnati nello spegnimento  degli incendi.
Nella casa  c’era un operaio della Forestale che stava  dormendo mentre un suo collega  stava prendendo il fresco affacciato  sulla vallata .
Alberto ha scambiato  quattro chiacchiere con lui ammirando lo splendido panorama che spazia sui Nebrodi, con la caratteristica  cima di Rocca Salvatesta e sull’Etna.
L’operaio si lamentava dello stato di relativo abbandono di tutta l’area e della mancanza di una politica di valorizzazione del territorio.
Questa postazione è facilmente  raggiungibile  da Antillo da cui dista solo sette  chilometri.
Quando  gli ho detto che avevamo le macchine alla fontana del Forestale si è meravigliato per la distanza  che abbiamo  coperto.
Gli ho chiesto  notizie sulle condizioni  del sentiero che arriva sulla vetta di Pizzo Vernà, e ha detto che il sentiero  che si imbocca  in corrispondenza  della gebbia che abbiamo  superato non è interessato dalla frana ed è percorribile  senza particolari  problemi.
Tornato indietro ha raggiunto i compagni  di strada e alle 17,00 abbiamo nuovamente raggiunto la strada  asfaltata  dove eravamo  arrivati  alle 14,05.
Sebastiano, Rosalba e Francesco hanno seguito la comoda strada a tornanti, mentre Caterina, Elena,Anna e Alberto  hanno  seguito  Giuseppe  su un ” facile” fuoripista di alcune centinaia di metri che passa a sinistra  del   Pizzo Santo superando dei brevi tratti  con pendenza del 29% e  hanno raggiunto, dopo circa mezz’ora il sentiero percorso  all’andata  e pochi minuti dopo, alle 17,25 , quasi contemporaneamente al resto  del  gruppo, le macchine.
Sulla via del ritorno abbiamo  incrociato i pellegrini  che , a piedi  o a cavallo  erano di ritorno  dal pellegrinaggio a Tindari.
Una signora ci ha detto che sono partiti  giovedì scorso dalla chiesa di S. Vito.
Secondo  la tradizione ( fonte web) al grido “Tutti in armonia non ni scuddamu u nomi di Maria. Viva la Gran Signura Maria!” (Tutti in armonia non ci dimentichiamo il nome di Maria. Viva la Gran Signora Maria), la processione con lo stendardo avanti percorre viottoli e trazzere di campagna attraverso i Monti Peloritani per poi fermarsi, dopo un lungo percorso,  a Grotta Campana  per consumare una cena e riposare. Alle 2 di notte   ripartono  al suono del tamburo e per un percorso erto e difficoltoso  raggiungono Bafia, quindi Mazzarà, Falcone e finalmente il al Santuario della Madonna bruna di Tindari.
Questa tradizione  che permette una grande esperienza di fede e devozione dura dal 1890 da Misserio e da   Santa Teresa di Riva dal 1952.
La piacevolissima escursione si è conclusa con una sosta al bar ” Peppe ” sul lungomare di Santa Teresa dove abbiamo  gustato una  granita  o un gelato prima di tornare in città dove siamo arrivati intorno alle 19,30.
Lunghezza   complessiva del facile percorso di circa 16 chilometri tra paesaggi inaspettati di grande  bellezza.

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