Escursione a Monte Soro e al lago Maulazzo del 7 aprile 2024

Escursione a Monte Soro e al lago Maulazzo del 7 aprile 2024

Escursione a Monte Soro e al lago Maulazzo del 7 aprile 2024.
Appuntamento alle 7,00 all’Immacolata.
Presenti : Carlo Panzera, Paolo Bossa, Santino Cannavó, Filippo Cavallaro, Giuseppe Spanó, Antonio Zampaglione, Caterina Ioffrida, Stefania Daví, Serena Policastro, Angelo Salvo, Katia Tribulato, İvana Campanella, Aurelio La Monica, Antonio Marino, Mario Sibilla, Carmelo Geraci, Francesco Pagano, Antonella Rotondo, Manuela Scarcella, Rosalba Fera, Rosario Spadaro, Alberto Arena, Giovanna Mangano, Angela Trimarchi, Nando Centorrino, Nino Micali, Maria Grazia Costa, Ciccio Briguglio, Danila Castiglione, Arturo Lucà Trombetta e Franco Mastroeni.
Partenza alle 7,30 con il pullman della ditta Ferro, viaggio tranquillo. A San Fratello l’ autista ha dato prova della sua capacità di guida effettuando una manovra molto difficile nelle stradine del borgo  ricevendo i meritati applausi di tutti i passeggeri.
Arrivo a Portella Femmina Morta (a quota 1524 m sul livello del mare) alle 9,45.
Prima di incamminarci, Carlo ha descritto il percorso facendo vedere i sentieri che avremmo attraversato sulla cartina turistica affissa sui pannelli illustrativi del parco e alle 10,00 abbiamo imboccato la strada, inizialmente asfaltata, che conduce al bivio di Portella Calacudera a quota 1568 m.
In questo punto Aurelio, Antonio M. e Ivana hanno lasciato il gruppo ed hanno proseguito per il lago Maulazzo, il lago Biviere e Monte Soro tornando al pullman di pomeriggio per fare insieme il viaggio di ritorno.

La strada di destra si snoda in salita e si addentra in fitti boschi di faggio. Per arrivare a Monte Soro (1847 m. slm), la cima più alta della catena appenninica dei Nebrodi, si percorrono circa 5 Km.
Lungo il percorso si possono ammirare le faggete più ricche sul piano ecologico del territorio dei Nebrodi. A faggi secolari si alternano esemplari di Acero campestre, Acero montano e Frassino maggiore. Dove il bosco è meno fitto sono presenti grandi cespugli di Agrifoglio, essenza relitta dell’antica flora terziaria.
I boschi sono frequentati da piccoli mammiferi e roditori.
Tra i rami di questi alberi costruiscono i loro nidi specie avicole come la Ghiandaia, la Ballerina gialla, la Ballerina bianca, la Cinciallegra e il Merlo. Una specie avicola considerata indicatrice di boschi maturi é il Picchio muratore che costruisce il suo nido scavando le spesse cortecce profondamente fessurate degli alberi.
Alle 11,45, poco prima di raggiungere la cima di Monte Soro,siamo arrivati ad  una radura  dove vegeta uno degli esemplari più grandi del Parco dei Nebrodi,segnalato come albero monumentale, un Acero montano (Acer Pseudoplatanus o sicamoro) dalle dimensioni gigantesche con un tronco della circonferenza di 9,30 metri circa, una altezza di 24 metri ed un’età stimata di circa 500 anni. Il fusto colonnare è tappezzato da muschi e licheni e si presenta nodoso con molti rigonfiamenti.
Intorno all’albero, come omaggio, i camminatori si sono presi per mano e hanno fatto un classico girotondo.
Ripresa la marcia e alle 12,15 raggiunta la vetta del monte dove si trova un ripetitore per la Tv terrestre Rai il cui segnale copre, grazie all’altezza a cui è posta l’antenna, una vasta area.  Dalla vetta del monte Soro è possibile vedere da nord a sud le Isole Eolie e l’Etna (3.357 m), ad est il rilievo Serra del Re (1.754 m) che occlude la vista ai Monti Peloritani, a sud-ovest il Monte Altesina (1.192 m) sui Monti Erei e ad ovest la catena dei Nebrodi e le Madonie. Purtroppo per il ritardo accumulato durante la salita non abbiamo raggiunto i punti panormaici, ancora abbastanza distanti.
Il monte é tra le vette più elevate della Sicilia dopo l’Etna (3.357 m), Pizzo Carbonara (1.979 m) e alcune altre cime delle Madonie.
Dopo un ulteriore tratto di circa 80 minuti, alle 13,45,   ci siamo fermati per il pranzo ad uno dei laghetti naturali  denominati sulle cartine “laghetti di Monte Soro”, ricchi di meravigliosa vegetazione, ospitano varie specie di piccoli anfibi  e sono ricoperti da suggestive piante acquatiche. Il nostro lo abbiamo identificato come “il laghetto,  quello giusto per il pranzo”.
Dopo una tonificante sosta di circa un’ora abbiamo ripreso il cammino e alle 14,40  eravamo al lago Maulazzo,   un bacino artificiale frutto di un intervento risalente  agli anni 80 del secolo scorso.
Nelle vecchie carte IGM si può trovare il Pizzo Maulazzo, separato da Monte Soro da un vallone che oggi è occupato da questo placido specchio d’acqua, nato grazie alla costruzione di una diga da parte della Forestale. Non è un’opera fortemente impattante, si scorge appena, e nasce per allentare la pressione dei pascoli sulle faggete e favorirli più a valle.
Ma per la sua bellezza, per il contesto pregevole in cui si trova, per la facilità con cui lo si può raggiungere, è diventato una delle principali attrazioni della zona, tanto che abbiamo incontrato molti turisti della domenica, giunti in moto o in macchina che si sono infastiditi al nostro arrivo. In inverno cade frequentemente la neve e in alcuni giorni l’anno, quando le temperature scendono sotto lo zero, lo specchio d’acqua si può trovare totalmente ghiacciato. È forse la cartolina più atipica di una Sicilia che esiste realmente.
Al lago abbiamo fatto una piccolissima deviazione per raggiungere una dei rari punti d’acqua potabile della zona: una fontana con un bellissimo getto d’acqua fredda.
Dopo le foto di rito ci siamo messi in marcia e, senza nessuna forzatura, alle 17,00 siamo arrivati al punto di partenza dove ci aspettava il pullman che, dopo un viaggio tranquillo, alle 19,40 ci ha lasciati in città al Palazzo della cultura sul Boccetta.
Quasi tutto il percorso si è sviluppato su strada sterrata, tranne il tratto in discesa da Monte Soro al laghetto senza nome, che è un sentiero, a volte non tracciato, in una faggeta ed è di difficoltà media.
La velocità è stata  moderata, per camminare tutti insieme, e non ci sono stati rallentamenti.
Sui km percorsi c’è una discordanza: secondo i rilevamenti di  Carlo sono stati 15, secondo Francesco Pagano  17,8, per cui si può ragionevolmente ritenere che siano stati circa 16,5.
I partecipanti erano meravigliati da cotanta bellezza naturale e contenti della meravigliosa giornata soleggiata e luminosa che ha permesso di apprezzare pienamente un classico tracciato nel Parco.
Diario redatto grazie alle informazioni ricevute da Carmelo G. e Carlo P.

Qui le foto del trekking


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