Escursione a Novara di Sicilia del 11 febbraio 2024

Escursione a Novara di Sicilia del 11 febbraio 2024

Escursione a Novara di Sicilia
11 febbraio 2024, sole a Messina
Appuntamento alle 8,00 all'Immacolata. Presenti Marcello Aricò, Stefania Daví, Luisa Inferrera, Franca Esposito,Nino Paratore, Alma Raniolo, Saro Spadaro, Roberto Raco,
Antonio Zanghí, Valeria Bilardo, Tuccio Novella, Pinella Dini, Ivan Bolignani, Alberto Borgia, Antonella De Gregorio (new entry)
Partenza alle 8,30 dall'Immacolata, a Barcellona sosta per il caffè. Lungo la strada il tempo è peggiorato, tutte le montagne erano coperte da nuvole scure ed ha cominciato a piovere. Arrivati in piazza alle 9,45 e, per intercessione di S. Ugo, appena abbiamo parcheggiato ha smesso di piovere e il panorama con la vista delle isole si è manifestato in tutta la sua bellezza.
La dottoressa Maria Rossello, amica del Presidente, ci ha accompagnati alla piazza principale. Lungo il tragitto ci ha mostrato uno spazio di aggregazione,  "La piazzetta di Roberto" , così chiamato in memoria di suo fratello, fotografo, morto in un incidente stradale alcuni anni fa. La famiglia, per ricordarlo , ha fatto realizzare, acquistando due vecchie case danneggiate dalle bombe sganciate dagli alleati nell'agosto del 1943 e utilizzandone i materiali in modo originale e gradevole, una piazzetta frequentata dai ragazzi del paese.
Arrivati nella piazza principale siamo stati accolti dal vicesindaco Salvatore Buemi, novarese di adozione, che ci ha raccontato
della sua scelta di andare a vivere a Novara, piccolo borgo di circa 1200 abitanti, definito borgo di pietra (secondo lui tra i
più belli al mondo), dove la qualità della vita si apprezza in ogni momento, dove il tempo si è fermato e si vive con ritmi
naturali lontani da quelli frenetici dei centri urbani. Ha parlato brevemente della storia, partendo dell'Età preistorica,
riferendosi ai ritrovamenti in contrada Casalini e alle rudimentali abitazioni scavate all'interno della roccia Sperlinga, che
documentano l'esistenza di un complesso mesolitico.
Il primo insediamento dei cistercensi avvenne verso il 1200 a Badia Vecchia, ad alcuni chilometri dal paese.
A Badia Vecchia visse e operò S. Ugo, frate miracoloso ed imprenditore che dava lavoro a 500 braccianti.
Successivamente siamo stati allo stand dove era in corso la preparazione della ricotta e del maiorchino da parte di due persone
che possiedono un piccolo caseificio a conduzione familiare dove producono il maiorchino con il latte munto dai loro animali.
Il casaro giovane, Salvo, ci ha spiegato come si prepara il formaggio, a pasta dura cruda, fatto con latte di pecora (70%) mescolato
con latte di capra (30%) . Particolarità della lavorazione è rappresentata dalla foratura della pasta, con una sottile asta di
ferro detta “minaccino”, che favorisce la fuoriuscita del liquido. Le forme dopo due mesi di salatura vengono fatte stagionare in
ambiente umido per almeno sei mesi, mentre la stagionatura delle forme utilizzate per la gara è più lunga e può durare anche 15 mesi.
Gli animali che danno il latte sono nutriti con un tipo di frumento che cresce nel territorio di Novara, intorno a 600 m. s. l. m.
che si chiama "Maiorca".
In attesa che la ricotta lavorata dal casaro anziano fosse pronta per il consumo, l'enciclopedica Angela, una simpatica e preparata collaboratrice a cui ci ha affidati il vicesindaco, ci ha condotti in giro per il borgo.
Prima tappa la chiesa di S. Francesco, risalente al 1237, edificata in un luogo dove allora non c'era niente perché solo quasi quattro secoli dopo, nel 1600, sono arrivati i cistercensi.
La chiesa, che abbiamo visto solo da fuori, mantiene la struttura gotica ma sono state apportate diverse modifiche.
In un palazzo vicino si dice che ci sia un fantasma donna che appare sul balcone a mezzanotte.
Angela ci ha detto che un suo amico afferma di avere visto una donna sorridente .
Seconda tappa alla chiesa di S. Ugo, chiusa al culto perché da diversi anni la Sovrintendenza sta facendo lavori che non finiscono mai. La chiesa è chiamata la chiesa dell'abbazia di S.Ugo, ma il nome vero è Santa Maria la novella Noara.
Nel 1626 una alluvione fece crollare il convento annesso alla vecchia abbazia, la prima in Sicilia , eretta canonicamente nel 1171 e chiamata Santa Maria la Noara, che si trovava fuori dal paese , e i monaci cistercensi, invece di ricostruirlo reputarono più conveniente trasferirsi a Novara, che nel frattempo era cresciuta di dimensioni, e vennero in questo quartiere periferico che allora era fuori le mura. A Badia vecchia è rimasto molto poco, ma vale la pena visitarla perchè si trova in un luogo molto bello che si chiama Vallebona , proprio per l'amenità dei luoghi. Quando i cistercensi costruirono questa abbazia, completata nel 1656,e la struttura struttura adiacente che un tempo era il vecchio convento trasferirono qui tutto quello che c'era nella vecchia abbazia.
Ruggero II, spinto da interessi di natura politica, chiese all'abate di Chiaravalle di inviare nel regno di Sicilia i suoi monaci. Dopo un primo rifiuto Bernardo inviò nel 1137 S. Ugo, che, proveniente dalla Spagna, passò da Roma dove il papa Innocenzo II gli donò 130 reliquie.
Queste reliquie furono conservate prima a badia vecchia e successivamente trasferite (in parte) in questa chiesa e conservate in un pregevole reliquiario settecentesco in legno realizzato da artigiani novaresi che si trova sulla parete di sinistra della chiesa.
In seguito al terremoto del 1783, che provocò gravi danni alla struttura, nel 1784 i cistercensi si sono trasferiti a Messina, a Roccamadore dove c'era una badia “figlia” di quella novarese. L'abbazia allora fu venduta con tutti gli arredi e venne riacquistata nel 1903 quando monsignor Abbadessa da la chiesa alla parrocchia e dona il convento a padre Annibale di Francia a cui è intestata la piazza. Sui resti convento venne costruito un orfanotrofio femminile gestito dalle Figlie del Divino Zelo e adesso è una casa di riposo per anziani. Quando la chiesa venne riacquistata tutte le reliquie ritrovate, inclusa la giara miracolosa di S. Ugo di cui c'è una copia in chiesa mentre l'originale di pregevole fattura, forse araba, é conservata al duomo.
La tradizione vuole che quando c'era siccità il popolo si rivolgesse al santo , portato in processione, al grido "acqua S. Ugo".
In corrispondenza del giorno della morte di S. Ugo, il 17 novembre, la giara viene riempita e l'acqua è distribuita nelle boccettine ai fedeli.
S. Ugo è il santo della metereologia, invocato in ogni occasione, sia per chiedere la pioggia durante la siccità che per farla cessare se è troppa dicendo “miiii acqua S.Ugo” L'altare è smontato ed è dietro l'altare
Nella chiesa c'è anche una croce di legno del 1300.
Angela si è soffermata sul particolare dialetto gallico parlato a Novara ( che viene dai Lombardi trasferitisi in zona al tempo in cui la moglie di Ruggero I, Adelaide del Vasto , li portò alla propria corte per avere compagnia ) e delle differenze di pronuncia che ci sono persino rispetto ai paesi vicini.
Tornati in centro abbiamo acquistato i token con cui abbiamo avuto diritto ad una vaschetta di ricotta calda con il siero dal sapore insuperabile.
Altra tappa al Duomo, distrutto nel terremoto del 1783 e ricostruito con l'aiuto del re e del papa a cui si rivolsero i novaresi. Il duomo è stato danneggiato dalle bombe sganciate dagli alleati nell'agosto del 1943 e ci sono stati dei cambiamenti nella sistemazione delle cappelle. Il coro ligneo è secentesco. Dopo aver chiuso la porta della chiesa Angela ci ha fatto visitare la cripta, normalmente chiusa al pubblico.
Lungo le pareti di una stanza circolare si trovano alcune nicchie con i corpi mummificati di alcuni alti prelati. In totale ci sono sei corpi umani, casse funebri con ossa di prelati e persino due gatti mummificati. Nella sala sono presenti un colatoio e due essiccatoi. La tecnica di mummificazione utilizzata era la cosiddetta mummificazione naturale. La salma era prima posta nel colatoio per fare in modo che fuoriuscissero tutti i fluidi corporei e successivamente poggiata negli essiccatoi. Il microclima della cripta garantiva una perfetta mummificazione dei corpi che, in una fase successiva, venivano inseriti nelle nicchie agganciando con un uncino una stoffa avvolta attorno al collo,. Ogni 5 anni, per l'Apoteosi dell'Assunta, accompagnano la statua della Vergine i simulacri di: San Rocco, San Gregorio Magno, San Sebastiano Martire, San Francesco d'Assisi, Santa Rosalia Vergine, Sant'Antonio Abate, Santa Caterina d'Alessandria, San Francesco di Paola, Sant'Antonio di Padova, San Marco Evangelista, San Giorgio Megalomartire, San Filippo d'Agira, San Michele Arcangelo, San Giuseppe, Sant'Ugo Abate Cistercense (in passato anche San Lorenzo e San Silvestro). Questa processione era stata vietata nel 1951da un decreto del vescovo monsignor Paino e autorizzata, con un escamotage linguistico, da monsignor Marra, infatti i santi non accompagnano formalmente l'Assunta, ma vengono "traslati" dalle chiese dove si trovano il resto dell'anno. Sotto una leggera pioggerellina siamo andati a visitare il mulino Giorginaro, il quinto dei quattordici posizionati lungo il torrente S. Giorgio costruito nel 1690,. In questo luogo che sembra fuori dal tempo, si ha la sensazione di trovarsi in un posto fatato; tutto sembra fermo in quel tempo in cui uomo e natura facevano parte di uno stesso creato, in armonia con i colori, i profumi, con il rumore di uno scroscio d’acqua e di una “ruota” di pietra che gira lentamente. Il proprietario, Signor Mario,  ci ha illustrato il principio di funzionamento del mulino con ruota af asse verticale
con l'ausilio di un modellino e poi ha messo in funzione la macina mostrandoci  come si produce la farina partendo da varietà di grani antichi coltivate nei terreni circostanti. La farina, che molti di noi hanno acquistato, è di Perciasacchi, Tumminia, Rossello e Maiorca.
Sempre accompagnati dalla pioggerellina ,che ha fatto desistere Tuccio e Pinella che sono tornati a Messina,, ci siamo trasferiti al piccolo e bello teatro comunale intitolato al compositore e musicista
novarese Riccardo Casalàina morto a Messina, insieme alla moglie, nel maremoto del 1908.
Realizzato nel 1840, per volere della esigente nobiltà del paese, è uno dei più antichi teatri costruiti in Sicilia e in Italia. Il teatro ha mantenuto il suo aspetto originario fino al 1958 quando la struttura in legno è stata sostituita da una in cemento armato, in quella occasione fu ingrandita la sala e realizzati 36 palchi, da cinque posti ciascuno, disposti su 3 file e i camerini per gli artisti. Il teatro è ancora attivo ed ha ospitato artisti di fama internazionale.
Prima che sorgesse il teatro qui c'era nel 700 il peculio frumentario, cioè il luogo in cui i contadini portavano il loro frumento che doveva essere conservato in locali separati per le diverse varietà di grano. Il peculio era gestito dal Monte di Pietà che dava in prestito ai contadini piccole quantità di grano che restituivano al momento del raccolto permettendo a tutti di non morire di fame. Il peculio era anche il luogo in cui il Venerdì Santo si faceva il cosiddetto “mortorio” cioè una rappresentazione in prosa o in poesia che raccontava la passione di Cristo. Quando il proprietario, signor Palmisano morì, lo donò al Comune con la clausola di continuare la tradizione del mortorio.
.Una antica usanza che si svolge ogni anno nei locali del teatro è quella del Veglione di Carnevale. Per questa occasione la sala del teatro si trasforma in una grande pista da ballo. Un tempo i balli iniziavano nei saloni delle abitazioni private e poi continuavano nel teatro. I festeggiamenti durano diverse sere e alla “pausa di mezzanotte”, alle 00,30, ogni famiglia offre cibi semplici , quali olive, pane, salumi,maiorchino, formaggi e dolci tipici pignolata, chiacchiere cannoli, dolci alle mele con cui fare uno spuntino . Il consumo di alcolici è vietato, visto che in passato capitava che molti si ubriacassero da cui deriva il detto "ubriacarsi palchi palchi" . Le serate si concludono con la caratteristica“contradanza” comandata da un coreografo, che può durare anche mezz'ora.Quando il comandante dice "cavalieri accompagnate le dame al buffet" la serata finisce e si ricomincia il giorno dopo..
Alla fine della visita Marcello ha riconosciuto il sindaco di Novara, al quale ha consegnato la spilla dell'escursione di oggi, che, con molta disponibilità, ha posato con noi per la foto di gruppo.
Tornati in piazza ci siamo ricreati con una abbondantissima porzione di maccheroni al sugo di carne di maiale cosparsa di maiorchino e accompagnata da un ottimo bicchiere di vino locale (Roberto , che ne ha bevuti tre , è entrato in un piacevole stato di leggera ebbrezza per il resto della visita... ). Antonio Z. e Valeria B. sono andati via dopo pranzo ,mentre noi, per prendere il caffè, siamo andati a casa della famiglia Rossello, che, con una calda e affettuosa ospitalità, ci ha offerto una caterva di dolci di tutti i tipi,dal pane fritto e dalle sfinci con la ricotta, preparate dalla padrona di casa, al bianco e nero.
Intorno alle 15,30 siamo tornati in piazza, la pioggia era definitivamente cessata, ed è iniziata la gara finale delle tre squadre femminili del Torneo del Maiorchino. Il torneo è un antichissimo gioco risalente ai primi decenni del '600, e consiste nel far rotolare una forma di maiorchino stagionato, di pezzatura varia, su un percorso che si snoda lungo le antiche caratteristiche "vaelle" del centro storico con partenza dalla "cantuea da chiazza" in via Duomo  fino alla via Bellini e ca sarva " nel Piano Don Michele per un totale di circa due chilometri.  Giocano 16 squadre composte da tre elementi . Si lancia con una "lazzada" di 1,00-1,20 metri circa, che consente al lancio maggiore forza, velocità e precisione. Si aggiudica la vittoria chi arriva primo con meno colpi a colpire "a sarva".
Il gioco ha delle precise regole da rispettare, tra queste: ogni squadra deve indicare il proprio capitano che potrà conferire con i giudici di gara per far eventualmente valere le proprie ragioni; ogni squadra deve munirisi di una  "lazzada" da attorcigliare al maiorchino per il lancio; inizia il gioco la squadra che  risulta sorteggiata per prima, ogni contendente deve lanciare il maiorchino dal punto segnato, senza alcuna rincorsa, facendo leva sul piede d'appoggio; nel caso in cui il maiorchino nel corso della gara dovesse rompersi verrà sostituito con un'altra forma di maiorchino di uguale peso e il lancio precedente verrà ritenuto valido; alla fine di ogni gara il maiorchino dovrà essere restituito al circolo Olimpia, l'associazione che organizza il torneo e la sagra del maiorchino.
Il clima in cui si svolge il gioco è di calorosa partecipazione e di esaltazione, tra il brusio della gente, si sentono voci che invitano a prestare attenzione all’imminente lancio della “maiorchìna” che può causare infortuni abbastanza gravi agli incauti spettatori.
Arrivati al lancio al Duomo Stefania e Franca hanno incontrato una loro amica del luogo che lavora a Messina che ha insistito per portarci a casa sua. È stato un piacevolissimo fuori programma, perché ci ha fatto visitare Palazzo Russo, una residenza d'epoca  in pieno centro.
Si tratta di un palazzo  di grande pregio artistico e architettonico, in eccellente posizione panoramica, con vista sulla baia di Tindari e sulle Isole Eolie. Il restauro conservativo cui è stato sottoposto il palazzo ha restituito l'antico splendore storico e architettonico sia negli interni che negli esterni.
Ad impreziosire le camere, gli affreschi sulle volte e i dettagli, che ricostruiscono l'atmosfera nobiliare della Sicilia di un tempo.Oggetto di una tesi di laurea l'originale  impianto di illuminazione ad acetilene con bellissimi lampadari in stile liberty.
Anche qui i padroni di casa sono stati di una ospitalità squisita e ci hanno offerto dolci in quantità. L'atmosfera è stata molto piacevole anche perché, parlando, si sono scoperte comuni conoscenze di lavoro.
Alle 15,30 circa ci siamo accomiatati e prima di tornare alle macchine abbiamo acquistato farina di Maiorca e ricotta infornata. Partenza da Novara alle 16,45,arrivo a Messina, dopo una breve sosta a Barcellona, dove Marcello ha ritirato al bar i fasoli acquistati di mattina, alle 17,00 circa.










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