Re Colapesce

Diario di bordo

Via Francigena Terzo giorno

22 aprile giornata di sole a Sutera
Terzo giorno
La descrizione accurata del percorso è riportata alle pagine 78 e 79 della Guida.
Sveglia intorno alle 7,00 e colazione nella sala da pranzo al pianterreno.
Pietro aveva predisposto i tavoli anche per i Pellegrini che alloggiano negli altri suoi locali e mentre consumavamo una buona colazione sono arrivati Victor e Peter.
Fatti gli zaini ci siamo messi in marcia insieme a loro alle 8,15, ma ad un certo punto, mentre loro proseguivano lungo la strada, abbiamo imboccato la salita che porta al Museo etnografico perché ieri sera avevamo visto le piastrelle indicatrici della MVF, ma abbiamo sbagliato e quindi, con l’aiuto dei locali, delle indicazioni della guida e di Google siamo arrivati alle porte del paese, dove si trova il cartello della Via Francigena, alle 8,50. Seguendo la strada provinciale asfaltata in discesa siamo arrivati, alle 9,20, al cartello stradale di Campofranco e dopo avere attraversato il paese seguendo le indicazioni di Giuseppe, che ha fatto da navigatore, alle 9,50 siamo arrivati alla piazza dove si trova la chiesa Madre e il Museo di storia dove, alle 9,50, insieme ad altri tre ragazzi (un palermitano e due oiemontesi) che stanno percorrendo la stessa nostra strada, abbiamo fatto apporre il timbro sulle nostre credenziali.
Dopo una decina di minuti di strada in salita siamo arrivati ad una rotatoria che costeggia il cimitero. Qui la cartellonistica non è affatto chiara e ci siamo fermati per cercare di capire quale strada prendere. Grazie anche alle indicazioni di un locale abbiamo imboccato la trazzera di sinistra, in discesa,dopo aver scattato qualche foto affacciati alla ringhiera di un balcone fuori contesto. La strada nella parte iniziale costeggia abitazioni sparse e successivamente si inoltra in terreni non coltivati. Alle 10,25 abbiamo intercettato un sentiero con un cartello con la scritta DALE J DO PRZODU, che in polacco significa CONTINUARE AD ANDARE AVANTI e con il QR CODE dei Magazzini culturali ex oleificio di Milena. Continuando sulla strada nel fondo valle, dopo pochi minuti abbiamo fotografato il cartello dell’ area protetta di Monte Conca, una bellissima riserva naturale affidata in gestione dalla Regione Siciliana al Club Alpino Italiano-Sicilia.
Il territorio si presenta profondamente modellato in superficie e nel sottosuolo a causa dell’azione dell’acqua, capace di “sciogliere” alcune rocce quali quelle gessose che affiorano ampiamente nel territorio della Riserva.Tale fenomeno ha fatto si che all’interno della montagna l’acqua nel corso dei millenni scavasse un’imponente sistema carsico sotterraneo, caratterizzato da due grotte: l’Inghiottitoio e la Risorgenza di Monte Conca.
Il territorio dell’area protetta e quello adiacente ad altissima valenza, presentano rilevanti interessi sia dal punto di vista vegetazionale che faunistico. Si rinvengono ambienti molto diversificati (palustri, rupestri, aree boscate, corsi d’acqua, aree calanchive, etc.) a volte unici nel loro genere con una notevole biodiversità, con specie vegetali endemiche e specie animali a rischio estinzione.
Questi ambienti sono frequentati da mammiferi quale la Volpe, il Coniglio, la Lepre, l’Istrice, il Riccio e la Donnola, da rettili come l’endemica Lucertola Siciliana e la Luscengola, diventando terreno di caccia di diversi rapaci come il Gheppio, la Poiana e la rarissima Aquila del Bonelli (noi però purtroppo abbiamo visto solo aculei di Istrice e uccelli non identificati) La vegetazione presenta specie appartenenti alla macchia mediterranea, alla Prateria, dove le espressioni più comuni sono caratterizzate dall’Ampelodesma e dalle molteplici specie di Orchidee, molte delle quali specie protette.
Purtroppo il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di sostare ed esplorare il territorio che sicuramente, per la bellezza e le peculiarità merita una visita dedicata.
Alle 11,00 siamo arrivati al guado formato dal Torrente Gallo D’Oro, affluente del Platani, che, dopo le piogge dei giorni scorsi, è largo una quindicina di metri e profondo una quarantina di centimetri.
Dopo esserci tolte scarpe e calze e rimboccati i pantaloni abbiamo attraversato, primo Il Presidente, poi Antonio e a seguire Carmelo, Alberto, Giuseppe e Stefania. Non ci sono stati problemi, ma abbiamo avuto bisogno dei bastoncini perché il fondo era molto fangoso e scivoloso. In caso di pioggia forte il guado è evitabile passando da un’altra strada che fa un giro molto più lungo al di fuori della riserva.
Mentre ci stavamo rivestendo sono arrivati i due svizzeri e Victor, senza perdere tempo, è entrato in acqua con tutte le scarpe e quando ne è uscito non aveva nemmeno tracce di fango. Peter invece, metodicamente, si è cambiato le scarpe ed ha indossato quelle da fiume. Alle 11,30 abbiamo ripreso la via, in salita e alle 12,20 siamo arrivati all’ abbeveratoio del consorzio di Monte Salito a quota 317 m. s. l. m. dove ci siamo fermati una decina di minuti per rinfrescarci , riposarci e riempire le borracce. In questo punto arriva la strada proveniente da Campofranco che evita di attraversare il guado e parte il sentiero che, in un’ora, conduce alla cima di Monte Conca.
Imboccata la trazzera di sinistra, in salita, e arrivati sulla strada asfaltata alle 13,05 e fatta foto di gruppo davanti ad un colorato cartello multilingue di benvenuto a Milena.
Seguendo la strada siamo arrivati in paese e, poiché stamattina siamo partiti da Sutera senza viveri, siamo andati alla ricerca di un supermercato per acquistare qualcosa da mangiare. Data l’ora, però, i supermercati erano chiusi, ma fortunatamente ci hanno indicato un panificio, nella traversa della piazza con l’ufficio postale, aperto nonostante fossero le 13,40,dove abbiamo pranzato con pizza, arancini, schiacciata e pane e panelle. Durante la sosta Marcello si è soffermato a chiacchierare con il titolare del negozio che da anni cerca, inutilmente, di essere inserito nel circuito della MVF per il disinteresse delle istituzioni e, dopo avergli dato le nostre spille gli ha chiesto il biglietto da visita con l’impegno di sollecitare nelle sedi opportune la sua richiesta.
Siamo andati via alle 13,50, ma prima, i simpatici coniugi ci hanno regalato tre forme di pane scanato e sei tranci di pizza.
Arrivati al bar ad un incrocio dove abbiamo preso il caffè e fatto apporre il timbro sulle credenziali.
Visti i fastidi alle gambe di Carmelo,Antonio si è offerto di attivare il “Protocollo Zampaglione” (ricerca di un passaggio) per andare con Carmelo fino a Racalmuto riducendo il percorso di alcuni chilometri, mentre il nostro navigatore Giuseppe andava a vedere, accompagnato in macchina da un disponibile abitante del luogo che aveva fatto il servizio militare a Messina, la strada da seguire. Dopo la foto di commiato e salutati i due autostoppisti ci siamo messi in marcia per uscire dal paese e arrivare nella parte più alta del percorso in prossimità del bosco Zellante, estesa area di rimboschimento della Forestale. La strada asfaltata , in costante salita per qualche chilometro, continua con una larga trazzera dove c’è il cartello che dice che Racalmuto è distante 6,9 chilometri, e in ripida salita arriva alle pale eoliche. Giuseppe e Stefania, più veloci, si sono fermati sulla cresta ad aspettare Marcello ed Alberto ed insieme hanno proseguito alla volta della strada per Regalbuto. Convinti che il tratto più duro fosse stato superato abbiamo iniziato a camminare con buon passo lungo la trazzera in discesa, ma abbiamo sbagliato strada, Marcello ha proseguito per i campi per raggiungere una strada visibile in lontananza mentre Stefania, Giuseppe ed Alberto sono tornati indietro fino a raggiungere l’ultima indicazione certa.
Dopo una decina di minuti Marcello ha chiamato Giuseppe comunicandogli di avere trovato il segnale della MVF su un palo della luce. Lo abbiamo raggiunto dopo pochi minuti e lui era alle prese con il ragazzo inglese incontrato ieri nella piazza di Acquaviva Platani, che aveva ancora problemi ad un piede. Dopo avergli messo un cerotto siamo ripartiti.
La strada aveva un andamento altalenante, dopo un paio di chilometri, alle 17,15, siamo arrivati alla strada che porta al cimitero di Racalmuto e qui abbiamo aspettato Marcello che era rimasto indietro. Quando ci ha raggiunti abbiamo ripreso la marcia e dopo mezz’ora siamo arrivati al cimitero e al cartello multilingue di benvenuto a Racalmuto “paese straordinario” contemporaneamente ai due inglesi.
Invece di seguire le indicazioni della MVF per Racalmuto, abbiamo seguito il nostro navigatore in direzione Grotte e finalmente,dopo un’altra ora di cammino, alle 18,50 siamo arrivati al B&B Palazzo Montagna situato nella piazza principale di Grotte.
Qui ci aspettavano gli altri due Pellegrini arrivati  intorno alle 15,30 e già sistemati in camera. Carmelo e Antonio, dopo averci salutati, si erano messi sulla SP 24 per chiedere un passaggio in direzione Grotte.  Inizialmente i tentativi sono stati vani e  i due pellegrini hanno camminato per un paio di Km sulla strada asfaltata. Finalmente una Fiat Panda  si è fermata e le due ragazze a bordo hanno chiesto quale fosse la destinazione.   Le giovani ragazze erano dirette altrove ma, dopo un veloce consulto tra loro, hanno deciso di fare una deviazione  accompagando i camminatori   fino all’incrocio con la sp 152 (strada che arriva a Racalmuto). Le ragazze erano allegre e curiose ed hanno fatto molte domande sul cammino della Via Francigena.
Arrivati al bivio Carmelo e Antonio sono scesi dalla Panda e, dopo aver ringraziato le ragazze, si sono messi sulla strada per Racalmuto in versione autostoppisti.
Dopo  pochi di minuti  si sono fermati due operai diretti a Racalmuto su una Skoda Fabia vecchio modello un pò malandata,   e di buon grado hanno preso a bordo i due.
Il guidatore era un operaio della forestale e l’altro un contadino, entrambi simpatici, e conoscevano molto bene la zona per cui hanno mantenuto un’andatura  sostenuta nonostante il fondo stradale abbastanza dissestato scherzando amichevolmente tra loro. 
La strada passa dalla imponente miniera di sale  di proprietà dell’Italkali che pare che sia il terzo giacimento più importante al mondo, con gallerie che si spingono sino ad una profondità di 200 metri sotto il piano stradale. La miniera è in piena attività, con centinaia di tir disposti sul ciglio della strada  in attesa di caricare sale e con alcuni lavoratori che si spostavano nel piazzale, salutati dall’autista  della Skoda che sembrava conoscerli.
Dopo altri 4 Km circa, arrivati a Racalmuto,  Antonio e Carmelo chiedevano al guidatore di lasciarli in un luogo consono ai loro impegni e spostamenti, ma senza nessuna esitazione e con grande disponibilità i due hanno deciso   di proseguire fino a Grotte  accompagnando i pellegrini direttamente al B&B. Una volta arrivati i quattro si sono fermati al bar Marconi per consumare una classica “gazzosa”o un caffè.
Dopo una foto ricordo, i ringraziamenti e i cordiali saluti Antonio e Carmelo  hanno preso possesso del B&B (al primo piano sopra il bar) e dopo una rigenerante doccia, in attesa dell’arrivo di  Marcello, Giuseppe, Stefania e Alberto hanno visitato il paese, anche per cercare un posto dove poter cenare.
La sistemazione nel Palazzo di Montagna è abbastanza comoda, ci sono due stanze, in quella con il bagno in camera hanno preso posto Marcello ed Alberto in un letto matrimoniale e Giuseppe in un letto singolo, nell’altra stanza, che ha il bagno all’esterno, si sono sistemati Carmelo, Antonio e Stefania.
Nel B&B ci sono altri ospiti, Antonio, che non lo sapeva, è uscito nudo dal bagno dopo aver fatto la doccia e si è trovato davanti un uomo nell’atrio comune.
Dopo la solita, indispensabile doccia, siamo usciti per andare alla pizzeria Fantasy, unico locale vicino aperto di lunedì che Antonio e Carmelo hanno trovato dopo avere girato per tutto il paese.
Vincenzo, il gestore del B&B si era proposto per preparare la cena al prezzo di 28 euro, ma tutti abbiamo ritenuto il prezzo eccessivo per un menù classico.
La tappa di oggi è stata piuttosto faticosa,(la tabella della via Francigena la classifica con difficoltà alta) il segnapassi di Alberto segnava un percorso complessivo di circa 30 chilometri.

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